"Quando Silvio pensò di ricomprarsi un pezzo di Milan"

Galliani: "La sera della festa scudetto 2022, voleva proporre a Singer di cedergli il 25%"

"Quando Silvio pensò di ricomprarsi un pezzo di Milan"
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E alla fine della sera di Parma, dedicata al Festival della Lega di serie A, in una sala del teatro Regio, nuotando tra i ricordi di Silvio Berlusconi, spunta fuori l'inedito di una storia raccontata per la prima volta. «La sera della festa dello scudetto del Milan, maggio del 2022, Silvio Berlusconi chiese a Paolo Scaroni presidente del club: mi presenti Paul Singer, devo chiedergli una cosa. Scaroni insistette: cosa vuoi chiedergli? Berlusconi al volo gli disse così: voglio proporgli di cedermi il 25% del Milan ma a condizione che io sia il presidente e Adriano Galliani l'ad». È la conferma della grande legge che avvolge e domina la storia del calcio italiano nell'era scandita dalla presenza di Silvio Berlusconi, spiegata ieri al pubblico di Parma con un successo non solo calcistico («l'agenzia per la sicurezza alimentare con sede a Parma fu decisa da un blitz di Berlusconi premier») prima di squadernare l'album dei ricordi che ha una data scolpita nella memoria collettiva e del mondo Milan. «Il 18 maggio del 1994 il Milan vinse ad Atene la Champions battendo il Barcellona di Cruyff 4 a 0 e negli stessi minuti, a Roma, Silvio Berlusconi ricevette al Senato il voto di fiducia per guidare il suo primo governo del Paese» la testimonianza di Adriano Galliani, accompagnato nel viaggio da Filippo Galli e Demetrio Albertini.

Tutti e tre, invece di ripercorrere le diverse tappe di quel ciclo irripetibile di successi, hanno provato a segnalarne le caratteristiche. E tra queste una su tutte: «La verità, molto semplice, è che stavamo bene insieme». Stavano talmente bene che era persino consentito disobbedire a una disposizione scritta del grande capo di Mediaset dell'epoca, Franco Tatò. Adriano Galliani al microfono di Parma. «Nel novembre '93, si infortuna Boban, abbiamo bisogno di sostituirlo e pensiamo subito a Desailly. Vado da Tapie ad acquistarlo senza dire niente nemmeno a Berlusconi perché c'era una lettera di Tatò con la quale chiedeva di essere informato di ogni spesa delle società del gruppo. Tornai con Desailly al Milan, vincemmo scudetto e Champions ma poi per 15 giorni fui sottoposto alla squalifica dal centralino di Arcore» l'aneddoto, uno dei tanti capaci di raccontare una magnifica cavalcata.

Che non si fermò a Milano e al Milan e proseguì poi a Monza grazie a quella famosa frase («Adriano, vai e fai») che cambiò i destini di un club appena risalito in C e oggi veleggia in serie A. Capita solo alle grandi storie d'amore.

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