Napoli stellare, ma ancora lontano dalla vetta nonostante sia in serie utile da 14 partite, di cui 10 in campionato, e vanti il miglior attacco della Serie A con 47 centri. In altri tempi ci sarebbe stato da accontentarsi. Adesso non più. Perché Sarri, a differenza d'un recente passato, può contare su una rosa di tutto rispetto, in pratica due squadre con almeno un'alternativa per ruolo. Tutto si può dire fuorché De Laurentiis non abbia accontentato il suo tecnico nell'ultimo mercato estivo. Di qualità, in particolare, il pacchetto del centrocampo con Hamsik, Allan e Jorginho, ma anche Zielinski, Diawara, Giaccherini e l'ufo Rog. Importanti anche le alternative in difesa dove si farà sentire il recupero di Albiol: con lui mai una sconfitta. È un lusso contare anche su Maksimovic, Koulibaly e Chiriches: l'uno in panchina al Meazza, l'altro in Coppa d'Africa, il terzo infortunato.
Peccato che nel momento del bisogno, Gabbiadini non abbia sostituito degnamente Milik e Mertens sia esploso con almeno un mese di ritardo. Per assurdo l'acquisto di Pavoletti, arrivato a Napoli in condizioni imperfette, rischia di creare problemi di abbondanza. Eppure la squadra partenopea segna più di qualsiasi altra con il suo tridente di puffi. Chi mai l'avrebbe detto dopo la cessione di Higuain alla Juve (7 squilli nelle ultime 5 giornate) e l'infortunio del polacco? Neanche il più incallito tifoso. Stupisce soprattutto la prolificità di Mertens, scopertosi goleador non appena s'è trovato a giocare in una posizione inusuale, più vicino e centrale alla porta: con 12 centri è poco dietro Icardi, Higuain, Belotti e Dzeko, gente abituata a metterla dentro. Interessanti anche le cifre dei compagni di reparto e di Hamsik.
Eppure il Napoli di Sarri non è ancora quello di Maradona perché non riesce a gestire vantaggi importanti (a Firenze è andata male, meglio l'altra sera con il Milan) e in talune circostanze scricchiola davanti al portiere Reina, il punto debole della formazione: lo ricordano i sei gol subiti equamente da Torino e Fiorentina. È ancora una squadra alla ricerca di equilibrio, straordinaria in possesso palla, ma imperfetta quando subisce il gioco altrui, e tuttavia difficilmente migliorabile per via di un assetto che non cambia mai, fin troppo uguale a se stesso. Un po' di cinismo non guasterebbe.
Magari inserendo un centrocampista al posto d'una punta. Quante volte l'ha fatto Trapattoni, maestro di vittorie? Innumerevoli. Non sempre lo spettacolo fa rima con scudetto. Su questo punto Sarri può perfezionare un meccanismo che, nel momento in cui non è perfettamente oleato, va in sofferenza.
Con i giocatori a disposizione può anche cambiare modulo, non è un tradimento abdicare al 4-3-3 che, per gli inserimenti di Hamsik, talvolta lascia al proprio destino la retroguardia. I campionati si vincono con la difesa più che con l'attacco.
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