Retegui, il 9 d'Italia

Il primo test americano della Nazionale di Spalletti - con il 3-5-2 abbandonato dopo l'ora di gioco - si può considerare fallito

Retegui, il 9 d'Italia
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Il primo test americano della Nazionale di Spalletti - con il 3-5-2 abbandonato dopo l'ora di gioco - si può considerare fallito. Molto meglio gli ultimi 15 minuti, appena ripristinato il 4-3-3 non a caso, con il contributo di Jorginho, assistito da Barella e Pellegrini. Con questo sistema di gioco collaudato Retegui può avere l'occasione per lucidare il suo smalto. Da rivedere l'assortimento difensivo: a 3 Buongiorno e Scalvini annaspano (la formula funziona se a guidarla c'è Acerbi), e nei «buchi» lasciati deve intervenire Donnarumma a risolvere più di un problema. Adesso si passa dalla Florida a New York per la seconda amichevole di domenica sera con l'Ecuador.

C'è anche Sinner sulle tribune di questo stadio (18 mila posti) attuale casa dell'Inter Miami di Messi e Suarez ma la partenza e il finale della prima frazione coincidono con gli sfondoni commessi collettivamente dall'improvvisata difesa azzurra che vede Buongiorno perno, Di Lorenzo e Scalvini ai suoi lati. Dopo 3 minuti tocca a Donnarumma parare il rigore calciato male da dell'esperto Rondon e procurato dal difensore torinista dopo un pasticcio tra Udogie e Scalvini. Stesso scellerato errore qualche minuto prima del gong questa volta da addebitare a Bonaventura che consente a Machis, con una stoccata di sinistro, di pareggiare il gol di Retegui, anche questo provocato da un disimpegno superficiale della difesa venezuelana. Il centravanti del Genoa è un tipo concreto, poco fumo e molto arrosto: basta servirlo fronte alla porta e può rifilare il suo destro chirurgico col quale trovare l'1 a 0 promettente. La qualità del gioco espresso è in effetti modesta, le intese tutte da trovare specie per il nuovo schieramento provato da Spalletti. Quel 3-5-2 di ieri sera in Florida, complicato forse dalle raffiche di vento, è un vestito ancora pieno di difetti e non solo perché non c'è un gioco fluido sui due fianchi dove lavorano Cambiaso e Udogie ma per il deludente contributo del centrocampo (in primis Bonaventura e Frattesi). Se non fosse per un isolato tiro a giro di Chiesa (a proposito: utilizzato esattamente dove lo schiera Allegri nella Juve, ndr), sarebbe da rivedere e correggere l'Italia.

I «rammendi» di Spalletti nella ripresa sono concentrati a centrocampo non a caso (arrivano prima Barella, poi Jorginho e Pellegrini) per migliorare la fattura del gioco che non decolla. Anzi deve intervenire Donnarumma, l'unica sicurezza di una difesa piena di balbuzie, per frenare la stoccata di Cadiz sfuggito al controllo di Buongiorno e Scalvini, molto deficitari.

Il ritorno successivo al 4-3-3 coincide con la migliore esibizione azzurra nel finale della seconda frazione, premiata tra l'altro dal secondo sigillo di Retegui pescato in area da Jorginho: l'argentino si gira come un vero killer dell'area di rigore e fulmina il Venezuela. Forse non c'è bisogno di cercare altrove per il centravanti.

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