Eder, è stato l'uomo decisivo della finale di Euro 2016. Il suo gol ha consegnato al Portogallo e al suo capitano Cristiano Ronaldo, la vittoria dell'Europeo contro la favorita Francia. Ma la sua vita non è sempre stata rose e fiori.
Un passato difficile
Eder salta, abbraccia i compagni e solleva la coppa al cielo. Momenti di felicità estrema che, però, non cancellano un passato difficile. In un'intervista al Daily Star, sito web che si occupa di notizie sportive e sul mondo delle celebrity, il talento portoghese rivela la fasi più importanti della sua vita, costellate di situazioni molto dolorose. "Mio padre è in prigione da quando avevo 12 anni. Ha ucciso la mia matrigna ed è stato arrestato" , ammette a malincuore. Poi un periodo veramente buio: "Una tragedia che mi ha fatto pensare al suicidio. Non avevo la forza per andare avanti".
Il talento però non soffoca sotto il dolore. A salvarlo, come spesso accade, è il calcio: "Da quando ho iniziato a guadagnare qualcosa, subito dopo essermi trasferito all’Academia, ho pensato di andare in Inghilterra per incontrare mio padre." Ma quel desiderio rimane, come lui stesso ammette: "Sogno di farlo ogni volta che vado in vacanza ma non ho mai trovato il coraggio".
Eder sa di aver avuto un'infanzia difficile: "Da bambino sono stato in un collegio e mi sentivo triste e abbandonato. Però è stata un’esperienza che mi ha aiutato a diventare quello che sono oggi.
Ho conosciuto molti amici, è stato un momento importante per la mia crescita". Forse sono stati proprio quei momenti a farli calciare quel bolide che ha trafitto le mani del portiere francese, regalando ai suoi compagni il titolo di campioni europei.
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