Roma - In una notte che rischiava di diventare complicata, la testa di Diego Perotti libera dall'incubo i tifosi. Così l'argentino, che nella gara dell'addio di Totti, aveva consegnato alla Roma la Champions, ieri ha regalato il passaggio agli ottavi di finale. El Monito in settimana aveva confessato che se Spalletti fosse rimasto in giallorosso, avrebbe detto sì al Milan. Ma in terra meneghina, sponda nerazzurra, c'è finito proprio il tecnico toscano. E guardando la storia del campionato (le difficoltà dei rossoneri) e del nuovo ruolo disegnato per lui da Di Francesco (esterno con libertà di accentrarsi), Perotti non può avere nessun tipo di rimpianto.
Quella zuccata dopo otto minuti del secondo tempo, in una gara giocata a basso ritmo e senza grande intensità, suggella la qualificazione e consegna addirittura il primo posto nel girone ai giallorossi. Ancora davanti al Chelsea, nove anni più tardi. Riavvolgendo il nastro al passato anche recente, non sarebbe la Roma se non riuscisse a complicarsi la vita in partite importanti.
E pensare che il 24 agosto, quando Totti e Shevchenko estrassero le palline dalle urne di Nyon, in pochi avrebbero scommesso su un passaggio del turno dei giallorossi in un girone con i Blues e l'Atletico Madrid. Parlare dunque di impresa è più che lecito, anche se il cammino dei giallorossi - fino alla gara al Wanda Metropolitano e a quella di ieri - era stato quasi perfetto. Dal match d'esordio (vero e proprio battesimo europeo del fuoco per molti romanisti, compreso l'allenatore Di Francesco) con la squadra di Simeone - uno 0-0 che portò uno strascico di polemiche - al doppio positivo confronto con il Chelsea di Conte (decisivo per la vittoria nel girone), passando per la vittoria preziosa in Azerbaigian, la Roma ha costruito la qualificazione.
Il successo sul Qarabag, formazione solida ma scarsa a livello tecnico, completa la giornata nella quale la Roma ha fatto un passo avanti forse decisivo nella costruzione dello stadio di proprietà (ok della Conferenza di servizi con prescrizioni sulla mobilità e il famoso Ponte di Traiano che il Governo si è detto disponibile a finanziare). E potrebbe finalmente mettere uno sponsor sulle maglie, se l'accordo con la Turkish Airlines dovesse chiudersi in tempi brevi, grazie anche al lavoro di testimonial di Francesco Totti. Non è stata però una gara facile: la Roma pianta le tende nella metà campo degli azeri sin dal primo minuto, ma senza grande convinzione. Nel primo tempo possesso palla sterile, una serie di calcio d'angolo inconcludenti, un solo brivido su un'uscita azzardata di Sehic, sulla quale mette una pezza Yunuszada mentre El Shaarawy stava già per esultare. Un po' più decisa la Roma della ripresa, pur non esaltando: il gol di Perotti arriva in contemporanea al palo di Filipe Luis dell'Atletico a Londra.
Una coincidenza che scrive il finale della serata: a Stamford Bridge finirà 1-1 con il gol di Saul Niguez e l'autorete di Savic, all'Olimpico - nonostante la paura sul colpo di testa di Michel sventato da Alisson sui titoli di coda ma anche una serie di contropiede falliti dai giallorossi - la Roma si porta a casa i tre punti e il primo posto. Pericolo inglese schivato, nel sorteggio di lunedì 11 - al quale assisterà Totti, ma stavolta solo da spettatore - gli spauracchi saranno Bayern e Real Madrid.
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