Un affare da quasi 600 milioni di euro, di cui circa 500 andranno a James Pallotta - che secondo i bene informati non lascerà il calcio, tanto che si sta interessando al Newcastle - e ai suoi soci, il resto sarà utilizzato per la gestione corrente del club (42 milioni serviranno per l'aumento di capitale già sottoscritto da mesi). La Roma cambia padrone e Dan Friedkin diventa il 24° presidente della storia giallorossa: come avvenuto all'Inter con la famiglia Zhang, toccherà al figlio Ryan guidare la società nella Capitale.
«Città e club iconici, non vediamo l'ora di immergerci nella famiglia della Roma». La sfida del facoltoso imprenditore texano di origini californiane (con un patrimonio personale di 4 miliardi di dollari), non riuscita finora a Pallotta e ad altri tycoon stranieri approdati in serie A, è quella di vincere anche senza essere tifoso. Perchè dopo le automobili, gli hotel, l'intrattenimento e il cinema, vuole lasciare un segno anche nel calcio, lui che di sport è appassionato. «Se ha fatto quest'investimento, è perchè evidentemente vede delle potenzialità», dicono alcuni amici italiani del «re della Toyota». E chi lo conosce bene negli States aggiunge: «Gli piacciono i soldi, ma gli piace soprattutto vedere cosa costruire con quei soldi». Un Friedkin dunque «contaminato» dalla nuova realtà, che con facilità ondeggia tra entusiasmi e scoramenti, ma non troppo. E che si è presentato con il miglior biglietto da visita possibile: la discrezione tenuta nei lunghi mesi di trattativa e la serietà.
Il magnate texano, iscritta la squadra al campionato, dovrà pensare a un nuovo ds (il sogno è strappare Paratici alla Juve, più realisticamente si può pensare al ritorno dell'ex calciatore giallorosso Burdisso) e al mercato. Partendo da due punti fermi: i gioielli Zaniolo e Pellegrini su cui hanno già puntato il faro altri club italiani. E risolvendo appunto gli equivoci di organigramma che hanno caratterizzato gli ultimi anni di gestione Pallotta. Rispetto al quale, non ha il fine ultimo di realizzare lo stadio (è stato presentato dieci giorni fa in Comune il testo della nuova convenzione urbanistica, a settembre verrà votato in aula dal Campidoglio): l'impianto di proprietà è sì un asset strategico - ha preso già contatti con l'imprenditore ceco Vitek ora proprietario dei terreni di Tor di Valle dove dovrebbe sorgere -, ma conta di più trovare sponsor importanti che sposino la causa della Roma.
«L'investimento di Friedkin è un segnale importante, il pallone italiano ha forte appeal», così il presidente della Figc Gravina.
I tifosi giallorossi festeggiano e chiedono un trofeo, che manca a Trigoria da 12 anni, oltre che il ritorno di Francesco Totti come dirigente operativo. L'ex capitano è ormai lanciato nella sua nuova avventura, andare a caccia di giovani talenti, ma Friedkin probabilmente una telefonata gliela farà. Perchè in un club iconico, le icone non si possono trascurare.
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