Il Cio ha aperto la strada, Fifa e Uefa l'hanno seguita. Fuori la Russia dallo sport, soprattutto dallo sport che conta e fa vetrina. Via da Paraolimpiadi e grandi tornei internazionali, si tratti di basket (Milano doveva giocare con Kazan) o pallavolo (mondiale previsto in Russia per agosto). Al bando dalle competizioni calcistiche. Ovvero: la nazionale non giocherà, il 24 marzo a Mosca, la semifinale con la Polonia per gli spareggi in vista di Qatar 2022. Quindi addio mondiale. Lo Spartak Mosca non si giocherà gli ottavi di finale di Europa league con il Lipsia. Un calcio alla Russia, in tutti i sensi. Erano già numerose le nazioni europee (fra cui Inghilterra Svezia, Danimarca, Polonia) che avevano dichiarato forfait da un eventuale sfida con i russi. Salta anche l'accordo (da 40 milioni) tra Uefa e Gazprom, gigante energetico con influenza nel governo russo, sponsor della Champions league. Oggi non si prescinde da interessi economici, ma l'ente europeo stavolta ha lasciato da parte il conto in banca.
Un mondo, quello dello sport, che fa traino e si è ribellato così alla guerra di Putin. Il passato serve a ricordare. La Germania venne tenuta lontana dalle Olimpiadi di Anversa (1920) e Parigi (1924) dopo il primo conflitto mondiale. Germania e Giappone non furono invitate ai Giochi di Londra 48. Quando invece l'Unione Sovietica preferì differire, al post Olimpiadi, l'ingresso nel consesso olimpico. Anzi, ci fu una sorta di scambio: entrò un membro proposto dai sovietici ed uscì da una prigione russa il tedesco Von Halt. Dopo 74 anni non c'è più l'Unione Sovietica, ma neppure la Russia. Momentaneo passo d'addio perché il Cio enuncia la speranza che la situazione si evolva in positivo. Ed ha sottolineato l'ammirazione per gli appelli alla pace degli atleti russi. Valga quello di Daniil Medvedev, fresco numero uno del tennis mondiale. «Chiedo pace nel mondo. Lo chiedo a nome di tutti i bambini». Non proprio un «Putin smettila» in diretta, ma quasi. Sono tanti gli atleti che ci hanno messo la faccia, anche russi. Lo sport ha forzato la mano: per una volta il Cio non ha perso tempo e la Fifa, un po' tremebonda del comunicato di domenica (nessuna partita in Russia e nazionale denominata RFU, Football Union of Russia), ha sentito scorrere sangue nelle vene per assecondare le voci del pallone.
Il Cio ha guidato la cordata col comunicato che ha tolto dubbi alle interpretazioni: degradato Putin, ritirandogli l'Ordine olimpico, raccomandazione a tutti di non invitare atleti, dirigenti e squadre russe e bielorusse alle competizioni. E dove non fosse possibile, per questioni legali, l'invito a farli gareggiare nell'anonimato: niente bandiere, insegne, inni. Decisioni dure che si accompagnano allo smacco di una Tregua olimpica non rispettata. Lo ha ricordato Luca Pancalli, presidente del nostro comitato paralimpico: «La tregua scade il 20 marzo, 7 giorni dopo la fine delle Paraolimpiadi. Vedere un Paese che ha atteso solo la fine dei Giochi per cancellarla è una assurdità. Ora siamo in un contesto di ansia e preoccupazione». Più difficile per il presidente Fifa far coincidere interessi che coinvolgono un mondo variegato: dall'Europa alla Cina, dall'India all'Africa.
Siamo alle solite: più del pallone contano gli aspetti economici e le alleanze politiche (leggi Cina con Putin). Purtroppo non vale più la ricetta di Jack Dempsey, antico campione della boxe, rilanciata dopo il periodo hitleriano: «Fateci fare più sport e si avranno meno guerre».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.