Samp, il tempo stringe: cessione o fallimento

Ferrero non molla: "40 milioni". Garrone salvatore? Gravina: "Spero si risolva"

Samp, il tempo stringe: cessione o fallimento

Lentamente ma inesorabilmente la Sampdoria si sta avvicinando al muro su cui si schianterà. Non sarà oggi e nemmeno domani. Ma senza qualcuno che tiri il freno e inverta la rotta, l'impatto sarà inevitabile. È solo questione di tempo e un patrimonio del calcio italiano, si schianterà. E a farsi male saranno in molti. In ballo c'è un patrimonio fatto di storia e passione. E no, non è solo business. E non è soltanto un gioco.

«Oggi la Sampdoria è l'affare della vita per chi compra. 40 milioni e se la piglia», dice il patron non più presidente Massimo Ferrero. Ma non è così semplice. Quaranta milioni, forse meno, è la cifra che serve per coprire i concordati fallimentari delle aziende decotte di Ferrero, con la Sampdoria imprigionata in un trust e posta di fatto a garanzia. Ma il valore del club è crollato con i debiti oltre i 100 milioni. Ferrero vuole vendere, sa bene che a Genova, dove è odiato, non può tornare. Ma chi vuole comprare non ci pensa nemmeno ad accontentare richieste ritenute fuori mercato. Entro il 16 febbraio saranno saldati gli stipendi e non ci saranno penalizzazioni grazie alle banche e alla squadra che spalmerà bonus e premi. E poi punto a capo. «Per il calcio speriamo che tutto si risolva. Preoccupato? Le norme vanno rispettate, la Covisoc tiene tutto sotto attenzione» spiega il presidente della Figc Gabriele Gravina, pure lui nel mirino per il passaggio della Samp a Ferrero nel 2014. «Su fantasie e illazioni non entro nel merito, non mi va di rispondere. Ci sono organi preposti», taglia corto Gravina. Un passaggio di proprietà che non ha precedenti. Samp in regalo dalla famiglia Garrone a Ferrero con in più una dotazione di circa 60 milioni. Non a caso è proprio a Edoardo Garrone che si rivolgono i tifosi (e anche lo stesso Ferrero...) con un secco «tu ce lo hai messo, tu ce lo togli». Ma anche qui, non è così semplice. Garrone si è mosso come facilitatore (e con risorse proprie) per favorire il cambio di proprietà. Senza successo. Al gruppo americano con Gianluca Vialli come capofila nel 2019 e pochi mesi fa al fondo Merlyn Partners, pronto a subentrare ma senza foraggiare Ferrero che, ovviamente, si è messo di traverso. Al netto di quattro idioti che lanciano minacce rischiando di compromettere l'immagine di una tifoseria super, sembra davvero Garrone, col suo debito morale, l'unico in grado di tirare il freno prima del botto.

Intanto l'attuale cda con Marco Lanna alla guida, tira avanti. Ma non può durare. «Noi sosteniamo squadra e società per cercare di aiutarla a raggiungere la salvezza», spiega Enzo Tirotta, storico leader della gradinata Sud.

Squadra penultima e società sull'orlo del baratro ma i tifosi continuano a cantare. Nonostante tutto e oltre tutto. No, non è solo un gioco. C'è una patrimonio da salvare. Lo schianto si può ancora evitare. Ma il tempo stringe.

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