Credo e sofferenza prima di ritrovare cuori liberi e Brasile festival. Capitan Thiago Salva ridiventa Thiago Si(lva): sì, proprio lui per primo a lanciare la Selecao verso la semifinale con la Germania, sì proprio suo il gol che ha dato pace e certezze a questa Selecao. Lancia il Brasile, poi lo lascia per una ammonizione fessa, sperando di ritrovarlo in finale. Il Brasile si rimangia la storia fidandosi della difesa per tener in piedi una partita resa difficile nel gran finale. Thiago Salva e David Luiz fa il vero Hulk mandando a segno una punizione che poteva essere quella di un Rivelino o magari quella di un Ronaldinho, che fu l'ultimo a segnare così in un campionato del mondo. C'è segno del potere e segno del potere. Avanza il Brasile come vuole la sceneggiatura di questo mondiale: stavolta se la gioca meglio, realizza ancora con un difensore, e sono tre partite che gli attaccanti non ci prendono. David Luiz era andato in gol anche contro il Cile prima di finire ai supplementari. Ieri Neymar è uscito in barella, e poi in ospedale, brutto segnale. Anche se destino e arbitro hanno giocato con il Brasile quando Julio Cesar ha steso Bacca in area e si è ritrovato in faccia solo un cartellino giallo. Un rosso avrebbe riaperto la partita e forse una storia.
Colombia con un settebello made in Italy, macedonia calcistica che ha ricordato pregi e difetti del giocare italiano. Ibarbo e Guarin pescati per l'occasione, ma infilati tra centrocampo e trequarti hanno reso meno solida la difesa. Il quartetto difensivo (Zuniga, Zapata, Yepes, Armero) ha cominciato a sbandare davanti alle sventagliate degli assaltatori brasiliani. Brasile dalla colt facile nei piedi dei suoi difensori, Colombia con qualche colpo a salve: Cuadrado ci ha provato, James Rodriguez ha messo tempo prima di entrare in partita. Poi ha fatto vedere il talento, ma non le giocate decisive. Solo contro tutti: non poteva bastare.
Sfida lanciata con un ritmo da gioco europeo, alla faccia del samba e delle moine sudamericane. Il gioco lento non abita qui, hanno recitato giocatori votati al credo nel pallone quanto al credo nella madrepatria, che poi si traduce in amor patrio. Thiago Silva ha messo la mano al petto del suo gruppo, Yepes ha sfoderato il sorriso del pirata andando a carezzare palloni e caviglie.
Il Castelao di Fortaleza ha reso ancora più calda la temperatura ambiente, maglie rosse per la Colombia, il giallo d'ordinanza per il Brasile. Tutto per parlare di una sfida a luci e colori accesi nella fantasia e qualche volta nella realtà. Maicon ripescato da Scolari per dare un'aggiustatina alla faccia smunta del gioco di fascia. Fred in campo come Hulk e Neymar ad interpretare quel Brasile che qui non c'è, quel pittore del gioco d'attacco che ha fatto storia. Ma la buona stella ha scelto subito. Neymar se l'è presa comoda, ma sono bastati sei minuti per mandare i corazzieri d'area a prendere possesso anche di quella opposta: il corner del vero Hulk, che non è quello di passaporto ma risponde invece all'identikit di David Luiz, e Thiago Silva è sbucato con il ginocchio suo a infilare Ospina e il distratto Sanchez. Troppo facile per essere vero, ma poi David Luiz ha replicato l'inversione della storia, dopo 23 minuti della ripresa, con una punizione che ha fucilato il portiere e gli errori della sua barriera. Ma questo è il Brasile annata 2014: ha cominciato la partita con verve grintosa, spinto dai suoi guerriglieri, molto più concentrato e decisivo, gioco fisico, schemi inventati sul momento, manciatine di talento, sofferenza in gran quantità.
Più Brasile e meno Colombia: Ospina si è ritrovato a parar palloni che mai si sarebbe sognato nelle altre partite. Paulinho pronto a picchiare James Rodriguez e quello a subire senza trovare la via d'uscita. Fred solito pasticcione, Hulk molto più sostanzioso nel voler fare male in attacco, Oscar uomo per tutte le stagioni e tutte le ragioni calcistiche.
La Colombia si è persa davanti a un padrone della scena così prepotente. Cuadrado ci ha provato con i suoi spilli, Guarin ha confermato i dubbi sull'essere o non essere un giocatore che conta.
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