Se la pandemia per i giovani talenti si rivela una nuova... "Primavera"

Penalizzati o avvantaggiati dall'emergenza? Il dibattito è aperto. Intanto Nava commuove rientrando in tram dopo il debutto a S. Siro

Se la pandemia per i giovani talenti si rivela una nuova... "Primavera"

La Serie A prova a non farsi travolgere dalla pandemia, col nuovo protocollo stilato dalla Lega che chiama all'appello anche i giovani della Primavera. Un nuovo capitolo che interessa da vicino i vivai italiani, impegnati negli ultimi due anni in una vera e propria corsa a ostacoli contro il covid. Dalla prima interruzione del febbraio 2020, che ha concluso in anticipo tutte le competizioni, i campionati giovanili sono andati avanti a singhiozzo, con una serie di stop forzati che hanno privato molti ragazzi di tappe fondamentali per il loro percorso di crescita. Solo Primavera, Under 18 e (a fatica) Under 17 sono riuscite a completare la stagione 2020/21, dopo il secondo blocco del novembre 2020. E adesso la storia sembra ripetersi, con i provvedimenti che hanno interrotto, sia pur temporaneamente, tutti i tornei giovanili sul territorio nazionale.

Ora, però, il nuovo protocollo della Serie A apre ai giovani della Primavera. Quelli nati prima del 31 dicembre 2003, che saranno conteggiati nel numero minimo di 13 negativi necessario per la disputa delle gare del massimo campionato. «Si tratta sicuramente di una opportunità per alcuni ragazzi che potranno avere la chance di mettersi in mostra. Il problema, purtroppo, resta quello di una filosofia che ci vede affidarci ai giovani soltanto per necessità, e non sulla base di una pianificazione ad hoc», spiega Maurizio Bianchessi, responsabile del settore giovanile della Lazio.

Chi di filosofia virtuosa se ne intende è sicuramente l'Empoli. Così il responsabile del vivaio azzurro, Federico Bargagna: «Siamo pronti ad adeguarci alle norme, stilate da organi competenti nei quali riponiamo massima fiducia. Da parte nostra, l'approccio non cambia: l'idea è quella di formare i ragazzi per il salto in prima squadra, e i tanti elementi provenienti dal vivaio schierati da Andreazzoli stanno dando merito al lavoro compiuto nel corso degli anni».

Roberto Samaden, responsabile delle giovanili dell'Inter e membro del consiglio direttivo del Settore Giovanile e scolastico della Figc, analizza la doppia faccia della medaglia: «È innegabile che in questi due anni i ragazzi abbiano perso moltissimo, non solo dal punto di vista calcistico ma anche a livello di socialità, soprattutto nella fascia di età tra i 12 e i 16 anni. Dall'altra parte ci sono invece le opportunità avute dai più grandi, che hanno potuto allenarsi con le prime squadre, esordire e in alcuni casi accumulare minutaggi importanti, aiutati anche dagli stadi vuoti che hanno tolto un po' di pressione».

Nel frattempo, resta negli occhi l'immagine di Lapo Nava, portiere classe 2004 del Milan che dopo la prima in panchina coi grandi a San Siro rientra a casa

in tram, stile Gianni Rivera ragazzo, assorto nei pensieri di una serata indimenticabile. Un manifesto per tanti giovani come lui, che sognano di trasformare i problemi della pandemia in opportunità per le loro carriere.

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