Se scende in pista l'elemento umano

Se scende in pista l'elemento umano

di Benny Casadei Lucchi

Difficile e spesso imbarazzante parlare di sfida umana in F1. Troppo preponderante il peso tecnico nel decidere gioie e dolori dei contendenti. Nel motomondiale, i Marquez, i Valentino, i Dovizioso possono ancora fare la loro brava differenza anche quando il mezzo non li aiuta in tutto. In F1 no. Senza i giusti motori e telai e gomme questi ragazzi, anche i più talentuosi, non andrebbero da nessuna parte. Lewis Hamilton sarebbe soprattutto un chitarrista glamour con catene d'oro al collo; Seb Vettel un crucco solitario; Max Verstappen un viziato olandese; Daniel Ricciardo un sorridente guascone che surfa di fronte a Bondi Beach.

Eppure, mai come quest'anno si può parlare di sfida umana anche in F1. Se la stagione che scatta domenica all'Albert Park di Melbourne si preannuncia prevedibile nelle forze scese in campo, con Mercedes sempre in vantaggio, Ferrari sempre un po' più vicina ma non abbastanza e la Red Bull sempre a scombinare i piani altrui, non così prevedibile è la questione alla voce piloti. Prendiamo il campione in carica Lewis Hamilton. Stavolta il suo problema non sarà certo il compagno di team Valtteri Bottas, bensì quel numero magico che lo accomuna al suo vero rivale degli ultimi anni: Seb Vettel. Entrambi sono appaiati a quota quattro titoli, uno in meno di Juan Manuel Fangio e Alain Prost e tre in meno di kaiser Schumi. Lewis non ha nascosto il desiderio di andare ad appaiarsi accanto al mitico argentino per poi costruire una rampa da cui balzare verso Schumacher. Gli anni sono 33 e in F1 non abitano highlander alla Valentino Rossi. Farà di tutto per essere il primo. Così come Vettel farà altrettanto. Per di più stimolato dal fastidio che gli provoca sapere che il mondiale 2017 è stato perso anche per colpa sua. Un pensiero reso ancora più urticante dal ricordo di come fu facile, tra il 2010 e il 2013, conquistare con la Red Bull quattro titoli di fila.

Di umanità in umanità, non va assolutamente sottovalutata la coppia Red Bull. Primo perché, se i doppi test di Barcellona hanno dimostrato che la Mercedes è affidabilissima benché patisca un po' le gomme morbide, che la Ferrari invece le predilige mentre spera di aver ridotto il gap in qualifica, l'ultima nata di mago Newey pare apprezzare ogni situazione.

In aggiunta, appunto il fattore umano, Verstappen, 20 anni, pensa solo a battere ogni record di precocità visto che gli manca solo il titolo, e Ricciardo in scadenza a fine stagione farà di tutto per mettersi in mostra. I contratti di Kimi e Bottas scadranno a dicembre e lui ha una gran voglia di ereditarne il volante. Uno o l'altro, non fa differenza.

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