"Se Sinner perde con la Wada, sarà fermato un anno"

Moorhouse, ceo dell'Itia, l'organismo antidopig del tennis: "È il minimo che rischia"

"Se Sinner perde con la Wada, sarà fermato un anno"
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Non solo tennis nel percorso di Jannik Sinner. Oggi giornata di esibizione a Melbourne per il numero uno del mondo, nella settimana dell'Opening Week, e test contro Alexei Popyrin prima dell'inizio degli Australian Open (12-26 gennaio). A turbare il tutto è però piombata l'intervista della CEO dell'ITIA (International Tennis Integrity Agency), l'agenzia antidoping interna al tennis, Karen Moorhouse. Come è noto, il Tribunale Indipendente convocato dall'ente citato aveva completamente scagionato Sinner nell'agosto scorso in merito alla vicenda Clostebol, applicando l'articolo 10.5 del codice. Tuttavia, il ricorso della WADA al TAS ha riaperto i giochi e Jannik rischia una squalifica di uno/due anni.

Moorhouse, a questo proposito, ha spiegato che se il pusterese perdesse il ricorso, rischierebbe una pena almeno di 12 mesi e non più lieve: «A differenza del caso di Iga Swiatek nel quale parliamo di un prodotto contaminato, in quello di Jannik Sinner non possiamo dire lo stesso. Questo perché il Trofodermin usato dal fisioterapista (Giacomo Naldi ndr) per curarsi il dito conteneva un principio attivo dopante. Per questo non possiamo parlare di prodotto contaminato e le regole stabiliscono che in caso di colpa e negligenza si vada da un minimo di un anno a un massimo di due, in quanto è già stata accertata la non volontarietà dell'assimilazione della sostanza da parte del n.1 del mondo», ha dichiarato la CEO dell'ITIA. «Se si risulta positivi a una sostanza vietata come quella di Sinner, il punto di partenza per una possibile squalifica è di quattro anni. Se si può dimostrare che ciò non sia stato intenzionale, la pena si riduce a due. In caso di nessuna colpa o negligenza significativa si può arrivare al minimo di 12 mesi», ha aggiunto. «Il Tribunale di primo grado aveva ritenuto che Sinner non avesse nessuna colpa o negligenza.

Per quanto ho compreso, la WADA contesta esattamente questo, ritenendo cioè che vi sia una colpa, appellandosi all'articolo del regolamento che parla di "nessuna colpa o negligenza significativa", ha concluso Moorhouse.

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