Se Vettel fa l'italiano, vince due volte

Se Vettel fa l'italiano, vince due volte

La metamorfosi del fenomeno imperfetto può dirsi completa. E arriva nel momento più teso e carico di aspettative per l'Italia tutta e non solo la Ferrari. E per noi tutti e non solo i tifosi di Formula uno. Adesso Sebastiano Vettel piace. Adesso è finalmente uno dei nostri. Con i suoi talenti e le sue improvvise mancanze. Con le sue arrabbiature e le sue spiazzanti gentilezze. Come l'altra sera in Canada, quando ci ha prima esaltato con quella splendida vittoria e poi accarezzato, mentre la gioia ci montava dentro, con il suo italiano incespicante ma morbido e insistito e che tracimava impegno, sincerità e voglia di appartenenza.

Il fenomeno imperfetto continuerà a impressionare con gare e prestazioni magistrali e a deludere con improvvisi pasticci in pista. D'ora in poi lo farà però sentendosi più compreso, nel bene come nel male, da questo suo nuovo popolo che sta imparando a conoscerlo proprio perché, lui, si è messo a studiare e studiarci. Perché c'è questo dietro l'apprendimento di una lingua. Dopo il Gran premio, avrebbe potuto buttare lì due parole di giubilo e poi switchare, termine orribile che piace tanto ai giovani, tornando al più sicuro inglese. A Schumi, a cui Sebastiano troppo spesso viene impropriamente accostato, il giochetto riusciva a meraviglia. Vettel invece non ha giocato. Vettel ha parlato e pensato per davvero e parlerà e penserà ancora a lungo in italiano perché sentendosi più capito alla fine ci ha capiti. Ha messo a punto se stesso come abitualmente fa con la sua Ferrari: per affrontare meglio la partenza, i rettilinei, le curve, le staccate di cui è infarcita la via del campione che guida la Rossa e che sovente viene schiacciato dalla pressione che solo noi italiani siamo in grado di generare.

E per farci comprendere il suo cambiamento ha scelto il modo e il momento migliori: nel giorno del trionfo, nel giorno in cui ha sconfitto e stordito la Mercedes simbolo tedesco più di lui, nel giorno in cui con la Rossa costruita da italiani è tornato in vetta al Mondiale, lui figlio e campione di una Germania sempre in cattedra a impartire lezioni, ha preferito lasciare cattedra e lezioni ad altri e sedersi davanti. A un banco. E diventare allievo. Imparando un po' da noi.

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