Seb e il tormento di quei fischi lontani

"Qui vinsi ma fui contestato. Ecco perché voglio trionfare con la Rossa"

Seb e il tormento di quei fischi lontani

Strano il mondo, soprattutto se questo corre a trecento all'ora e si chiama F1. Sebastiano che non sa più guidare sul bagnato vinse il suo primo Gran premio proprio a Monza e in un week end fradicio dal sabato alla domenica. E invece, ora, dopo il disastro di Hockenheim e le qualifiche complicate per colpa sua e di Giove Pluvio in Ungheria e Belgio, i tifosi di rosso vestiti tremano appena si parla di acqua. Cosa combinerà stavolta Vettel? Tanto più che oggi a Monza è attesa pioggia, domani no, domenica ní. Si vedrà. Si saprà. Dita incrociate, visto che il mondiale si potrà dire riaperto solo se la Ferrari farà seguire al trionfo di Spa il bis nel Gp d'Italia.

Strano il mondo. Sebastiano, mentre si domanda se chiudere la carriera con il Cavallino «chissà, perché no...», insegue disperatamente il successo nel Parco, lui terzo pilota più vincente nella storia della Rossa. Eppure questa corsa l'ha già vinta tre volte. Ieri pomeriggio ha però spiegato il perché di tanto desiderio. Non è solo una questione di gloria ferrarista, è come se ci fosse un conto in sospeso da regolare con il pubblico. «Qui, proprio 10 anni fa, vinsi per la prima volta, e quel giorno fu incredibile sotto tutti i punti di vista. Venni festeggiato anche se non guidavo una Ferrari. Però ero in un team italiano, la Toro Rosso, e con motore Ferrari. Per cui il pubblico mi sembrò comunque felice. Quando tre anni dopo ho rivinto, era ormai tutto diverso...».

Ecco la chiave. Sebastiano non si mai ripreso da quei fischi lontani. La ferita è ancora aperta. Troppi insulti, troppi buuu urlati da un pubblico da sempre antisportivo all'indirizzo dell'allora giovane tedesco, vincitore con la Red Bull sia nel 2011 che nel 2013. E infatti: «Mi domandai che cosa avessi fatto di sbagliato e la risposta era chiara... Per questo qui voglio vincere con la Ferrari. Ci sono riusciti altri prima di me e adesso desidero entrare anche io a far parte di quel club ristretto».

In una giornata monzese animata dal giallo su «Chi l'ha visto Lewis Hamilton?» assente ieri «per ragioni personali» ha fatto sapere la Mercedes, Sebastiano ha avuto se non altro il merito di non nascondersi e rispondere con schiettezza a chi gli ha domandato della piccola o grande stonatura ferrarista in quel di Spa (l'entità dipende dalla sensibilità di ognuno). Domenica scorsa, il team e i suoi piloti non avevano infatti ricordato Sergio Marchionne nel giorno della prima vittoria dopo la sua morte. «Non è giusto pensarla così» ha detto Sebastiano, «noi siamo tutti consapevoli di quanto fosse importante per tutto il gruppo, ma era un uomo che guardava sempre avanti... Quanto successo in Belgio è stato un segno di rispetto... Perché ad un certo punto bisogna lasciare le cose in pace e guardare avanti». Tutto vero.

Ma senza dimenticare che cosa aveva chiesto Marchionne nel 2017 uscendo dal Parco dopo aver incassato la quarta sconfitta di fila nel Gp d'Italia ad opera della Mercedes: «Voglio che la Ferrari lavori per togliere il sorriso dalle facce dei tedeschi...». BCluc

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