Per convincerlo ad accettare l'impresa disperata (classifica deprimente, calendario durissimo), quelli del fondo Partners 777, nuovo azionista del glorioso Genoa, si trasferirono a Londra e vissero un paio di giorni in compagnia di Andriy Shevchenko, ct dell'Ucraina reduce dalla storica qualificazione agli europei, Pallone d'oro, uno dei protagonisti del magnifico ciclo berlusconiano di Ancelotti. Per vincere le sue resistenze gli promisero una ricca e mirata campagna acquisti capace di potenziare la cifra tecnica del Genoa, precipitato in zona retrocessione nonostante il lavoro di Ballardini in partenza e una rosa mediocre ereditata dal presidente Preziosi. Alla fine del pressing londinese, Sheva accettò confidando molto sulle promesse e sul fatto che il ricco contratto ottenuto (2,5 milioni netti per due anni e sei mesi) gli sarebbe servito da salvacondotto qualora i risultati iniziali (Genoa contro Roma, Juve, Atalanta e compagnia) non fossero arrivati con quel po' po' di rivali da affrontare.
È successo esattamente il contrario. I risultati, è vero, sono stati deludenti, molto deludenti: zero successi, tranne in coppa Italia con la Salernitana, 6 sconfitte e appena 3 pari, il più brillante, prima della sosta natalizia con l'Atalanta. Così, a mo' di beffa, mentre sono in arrivo i primi robusti rinforzi alcuni dei quali ammirati giovedì sera a San Siro in coppa Italia, gli hanno notificato l'esonero. La promettente esibizione dinanzi alla curva amica del Milan che ha tributato gli onori dovuti al decisivo rigorista di Manchester, non è servita a granché.
Da quel che traspare perché non ne hanno riconosciuto la leadership, né il miglioramento del gioco.
Sarebbe stato un mago vero se fosse riuscito a rimettere in piedi la squadra senza gli interventi promessi. Al Grifone, ora, hanno puntato su Bruno Labbadia, origini italiane (genitori di Lenola, provincia di Latina), emigrati in Germania, in Assia, un altro che conosce poco il calcio italiano e che dovrà orientarsi subito in quella babele di lingue e di prossimi arrivi (Piccoli e Miranchuk dall'Atalanta).
Toccherà a lui tentare l'avventura liberandosi in tutta fretta anche di quella intervista datata nella quale dichiarò la sua ammirazione per la Samp di Vialli e Mancini. Dalle parti di Pegli, sull'argomento, sono particolarmente sensibili.
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