Un sogno è un sogno, si fa, e a volte si tocca perchè è diventato realtà. A Berlino ci va la Juve, il Madrid paga il tradimento di Cristiano Ronaldo. Sarà Tevez a giocarsela con Messi, simili in qualcosa, argentini che ora si giocheranno anche il prossimo Pallone d'Oro, sfilandolo proprio al portoghese. La Juve torna a una finale dopo Old Trafford nel 2003. Questa è più europea, aver cacciato i Campioni d'Europa dà un'autostima incalcolabile, peraltro dopo aver giocato novanta minuti senza quello splendore che ha azzerato la concorrenza in Italia. La consapevolezza che questa squadra possa dare molto di più, esprimere una qualità più padrona, è il segnale di un ottimismo talmente ben riposto che il 6 giugno è solo un appuntamento, una partita da vincere.
Mai messa sotto, ha lavorato, ha sudato, ha sofferto ma questo è il calcio e questa è un'impresa, un'italiana in finale nella coppa più importante del mondo vale molto più di qualunque altra cosa. Non ci sono stati assalti, nessun assedio, magari un colpo, quando dopo 25“ Marcelo è partito in fascia, l'ha messa in mezzo per Bale, solo, testa, alto. Il sogno era iniziato così, con una scampanellata. La Juve era partita meglio, pressava alto, Vidal ha scagliato il primo tiro in porta della semifinale, Cassilas in tuffo ha messo in angolo. Questo Madrid non sa difendere, Ancelotti ha riportato Sergio Ramos dietro e gli ha messo di fianco Varane, molto meno acido di Pepe. Ma resta una difesa che improvvisa, la Juve ha un miglior palleggio, in mezzo cresce.
Gira tutto bene fino al ventesimo, è qui che il Madrid si ricorda qualcosa e inizia a lavorare. Prima un sinistro di Bale dalla distanza che Buffon vola a mettere in angolo, poi il rigore, un'ingenuità di Chiellini su James Rodriguez che Eriksson vede, calcia Ronaldo di potenza, è l'1-0, al 29' la Juve è già fuori dal sogno.
Dopo mezz'ora Pirlo si è visto poco, meno di lui Pogba sul quale viene montata sempre doppia guardia con Carvajal e Isco fra i più attivi, Tevez non ha dato segnali, di Vidal è rimasto il primo tiro in porta. Con i pezzi migliori al buio, la difesa resta sotto scacco continuo, la stupidata di Chiellini è solo uno dei sintomi e il Madrid cresce. Una discesa di Benzema crea il panico, Ronaldo è preso in controtempo in piena area, conclude male Isco. Poi c'è Ronaldo che in contropiede schiaccia la rete esterna di Buffon, e prima che Eriksson fischi Benzema costringe Buffon a un difficile intervento sul primo palo.
La voglia Juve è tutta nel suo ingresso anticipato in campo dopo l'intervallo, con il Madrid ancora dentro il Bernabeu, volti meno tirati, finale che si è avvicinata. Ma nessuno crede che la Juve sia tutta qui, la storia di questa champions dice che il Madrid è l'undici che sul campo corre di meno, e nel finale segna di più. Allegri ha allontanato tutte le statistiche, non è con quelle che si va avanti, basterebbe un guizzo di Tevez, una cavalcata di Pogba ma il francese è al 60 per cento e sembra non bastare. Per porre fine al comando del Madrid dentro al suo castello, guidato dal suo Pallone d'Oro, servirebbe la Juventus di due mesi fa, continua, potente, ispirata, padrona, irriverente.
Davanti ai Campioni d'Europa falcidiati dalle polemiche, senza Modric, con Benzema senza calcio da un mese, Casillas inviso alla maggioranza della tifoseria, Bale in evidente involuzione, questa è la grande occasione, ma dopo un'ora di gioco Allegri è fermo al tiro dalla distanza di Vidal. Ci prova Marchisio ma non trova la porta, la svolta arriva improvvisa quando Vidal butta un campanile in mezzo all'area madridista, Pogba vince il contrasto con Sergio Ramos e serve Morata che controlla e schianta Casillas per l'1-1. Il gol dell'ex ribalta tutto, la finale, l'inerzia in campo, gli animi, perfino un Bernabeu ora silente.
L'orgoglio madridista è veemente, Bale, Rodriguez, ancora Bale, Ancelotti ha tolto Benzema esausto per Hernandez, gli serve qualcuno svelto di gamba nell'area juventina.
Allegri risponde con l'ingresso di Barzagli per un Pirlo giù di corda, e l'occasione più chiara è per Marchisio che costringe Casillas alla respinta, la Juve chiude in avanti. È stato tutto molto meno complicato, demerito del Madrid e tanto merito della Juve, più squadra, più affamata.
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