Provare a ripartire, per una volta traendo energia e positività da quanto accaduto in giro per il mondo con le varie nazionali. Su tutti, due uomini simbolo: Leonardo Bonucci e Dusan Vlahovic. Che alla Juventus servono come il pane: il primo perché, al di là dell'essere capitano, dovrebbe essere la colonna della retroguardia bianconera che ha perso in un colpo solo Chiellini e De Ligt.
E il secondo perché è sbarcato a Torino lo scorso gennaio non come un attaccante qualsiasi (costo del cartellino: 75 milioni), ma come il centravanti che avrebbe dovuto prendere in tutto e per tutto il posto di Ronaldo. Quanto invece accaduto in questa primissima parte di stagione non è stato granché, né per il difensore e nemmeno per il serbo: Bonucci è addirittura finito nel mirino della contestazione dei tifosi più caldi, i quali gli hanno rimproverato certi atteggiamenti da leader ritenuti esagerati e fuori posto: lui, durante gli impegni con la Nazionale, ha prima fatto spallucce e poi sfoderato due partite alla vecchia maniera.
Da migliore in campo o quasi: assist al bacio, chiusure efficaci e atteggiamento inappuntabile. Al centro della difesa a tre, che è poi il modulo che aveva reso celebre la BBC (Barzagli, Bonucci e Chiellini) e che Mancini ha rispolverato all'occorrenza: domenica sera, in casa contro il Bologna, potrebbe toccare ad Allegri tornare all'antico e impostare una squadra «nuova» che, al fianco del numero 19, preveda Bremer e Danilo.
E poi c'è Vlahovic: a digiuno da 441 minuti con la Juventus, a segno con la nazionale serba vincendo la sfida a distanza con la Norvegia di Haaland. Ecco: per ripartire seriamente, la Juve non potrà fare a meno né dell'uno né dell'altro.
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