Bianco, rosso, verde. E nero. Sono i colori della bandiera italiana, che ieri a Misano ha sventolato in tutte e tre le classi (non succedeva dal Mugello 2017) e di quella sventolata in faccia a Romano Fenati, del cui gesto sconsiderato raccontiamo a parte. Ma che nonostante tutto non sporca una domenica perfetta: iniziata in Moto3 col trionfo di Lorenzo Dalla Porta, che ha conquistato il primo successo in carriera battendo in volata Martin e Digiannantonio, proseguita con quello di «Pecco» Bagnaia in Moto 2 - il pilota dello Sky Team VR46 ha bruciato Oliveira portando a +8 il suo vantaggio in classifica sullo spagnolo - e finita in gloria con un fantastico assolo di Andrea Dovizioso.
Un Dovi da 10, come le sue vittorie in MotoGp dopo quella di ieri. Non sorprendente perché guida una Ducati ormai quasi perfetta ma almeno inattesa, visto che in prova Jorge Lorenzo sembrava averne più di lui. Però ieri a Misano faceva caldo, molto caldo, sulle tribune gremite e in pista dove la diversa temperatura dell'asfalto ha restituito una scala di valori un po' diversa da quella dei giorni precedenti. Andrea, che partiva quarto, alla fine del primo giro era già all'inseguimento del compagno di squadra. Si è visto subito che non faceva nessuna fatica a tenere il suo passo e infatti alla settima tornata lo ha passato in scioltezza: da lì in avanti ha messo il pilota automatico e nessuno è più riuscito a mettergli le ruote davanti.
«Sono entrato in trance con la moto e ho veramente goduto - ha raccontato Dovi - anche se questa strategia non era programmata perché contro certi avversari non puoi fare troppi calcoli. Una volta davanti ho cercato di non stressare troppo le gomme, ho spinto forte ma non al limite. Solo nel finale ho temuto il rientro di Jorge». Dietro di lui, infatti, il duello più spettacolare della gara è stato quello tra Lorenzo e Marquez che si sono sorpassati un paio di volte e a quattro passaggi dalla fine hanno iniziato a guadagnare mezzo secondo a giro su Andrea. Ma lui aveva ancora un po' di gomma da spendere ed è riuscito a rialzare il ritmo, finché - quando alla bandiera a scacchi mancavano due giri - il maiorchino è volato per terra regalando a Marc altri punti preziosi in ottica mondiale. Il campione del mondo, per una volta in versione ragioniere, ha apprezzato il regalo del futuro compagno di marca: «Ho visto Dovizioso che guidava forte e pulito, oggi era impossibile lottare con lui. Però siamo arrivati qui che avevo 59 punti di vantaggio sul secondo e ora ne ho 67, quindi va benissimo».
Ora il secondo è Dovizioso che forse, quando sarà passata la sbronza per il trionfo di Misano («non è come il Mugello ma una vittoria qui mancava alla mia carriera») si interrogherà su una stagione che poteva e doveva dargli di più. Ha tra le mani una Ducati più forte di quella con cui l'anno corso arrivò a giocarsi il titolo fino all'ultima gara ma nella prima parte di stagione ha sbagliato troppo, tanto che lo stesso Marquez non ha potuto fare a meno di rallegrarsi: «Meno male che si sono svegliati tardi», ha ammesso.
Continua invece a dormire la Yamaha. Era sembrata in ripresa nelle prove - Vinales sabato sembrava addirittura avere il passo per vincere - ma ieri è tornata inguidabile già dal mattino e il caldo delle due ha fatto il resto peggiorando ulteriormente il grip degli pneumatici.
È stata una delle gare più brutte per Valentino Rossi, imbottigliato a metà gruppo senza mai un guizzo: «Mi spiace per il pubblico, per non essere riuscito a fare una gara decente - ha detto - ma il nostro momento tecnico è difficile». Il suo contratto scade nel 2020: se da Iwata non cambiano marcia sarà una lunga via Crucis.
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