
Nel catino di Dortmund 45 minuti da film horror: Italia dominata, incapace di reagire, persino colpevole di errori incredibili, come quello sul secondo gol tedesco nel quale Musiala segna indisturbato sul corner di Kimmich mentre Donnarumma e i difensori protestano con Marciniak. Inspiegabili anche per Spalletti. La Germania, con un imbarazzante segno di superiorità, ci stava affossando in un tempo grazie anche al penalty di Kimmich e alla zuccata di Kleindienst.
Poi l'orgogliosa e giusta reazione azzurra con la doppietta di Kean e il rigore di Raspadori a tempo scaduto (concesso con la revisione al Var fatta da Marciniak per un tocco di mano di Mittlestadt, prima l'arbitro polacco ne aveva negato un altro per un possibile contatto tra Schlotterbeck e Di Lorenzo, con il tedesco che non tocca di sicuro il pallone). Il pareggio finale è meritato, avremmo potuto addirittura vincere e portare la gara ai supplementari come avvenuto negli altri quarti.
Al netto delle assenze rilevanti (Dimarco e Retegui su tutte), non si può regalare un tempo a una Germania che ha ottime individualità. Inaccettabile per gli azzurri un atteggiamento così remissivo, ma le scelte del ct - quattro i cambi rispetto alla sfida di San Siro - non erano sembrate convincenti: dalla difesa con centimetri in più (Gatti ammonito per fermare una delle «danze» di Musiala e poi sostituito nell'intervallo, Buongiorno che affonda in area Kleindienst per il rigore che dà il la alla disfatta, Bastoni mai capace di una minima impostazione dal basso) alla maglia da titolare concessa a Maldini («ha l'arroganza giusta», aveva sottolineato Spalletti) fino al Di Lorenzo relegato sulla fascia, ma più che l'ala ha fatto il difensore aggiunto.
Le sostituzioni (Frattesi, Politano e Raspadori) e la presa di coscienza di dover offrire un atteggiamento diverso regalano un'altra Italia, più incisiva, con maggiore forcing anche perchè la Germania si abbassa dopo aver dato lezioni di calcio con il gioco moderno di Nagelsmann: occupazione degli spazi, palleggio e rete di passaggi, addirittura 33 prima di una conclusione di Sanè, per trovare l'imbucata di un giocatore. E il bel secondo tempo, in cui l'Italia si è messa finalmente a giocare a calcio, consegna un'altra partita nel quale andiamo vicini all'impresa.
Peccato.
Ora guardiamo all'impegnativo debutto nelle qualificazioni mondiali: il 6 giugno, alla fine di una stagione lunga e faticosa, avremo subito la trasferta a Oslo contro la Norvegia di Haaland e tre giorni dopo la sfida, sulla carta più agevole, contro la Moldova che potrebbe essere disputata a Reggio Emilia. Più o meno nello stesso periodo le nazionali big, tra cui la Germania che sarà anche paese organizzatore, si giocheranno invece la Nations League.
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