Sotto il parafulmine CR7 c'è un Portogallo pronto a far male a tutti

I guai inglesi di Cristiano utili a togliere pressione al gruppo dove svettano Leao, Felix, Cancelo & C.

Sotto il parafulmine CR7 c'è un Portogallo pronto a far male a tutti

Si fa presto a dire Cristiano Ronaldo, soprattutto quando tutti i riflettori sono su di lui, l'uomo più ricercato del calcio mondiale, dopo la rescissione del contratto con lo United. Tutti i riflettori su CR7 e probabilmente il più felice di questa situazione è Fernando Santos, il ct con la faccia triste da cantante di fado, che evita così di vedere sotto pressione il resto della sua nazionale. Già, perché questa volta il Portogallo non è solo CR7, anzi Ronaldo potrebbe essere la ciliegina su una torta ricchissima, perché dietro Cristiano c'è la spinta dei suoi fratelli, gente cresciuta sotto la sua ombra o al suo fianco, come l'unico più anziano di lui, quel Pepe vecchia bandiera del Porto e del Real che con i suoi 40 anni è l'altro grande vecchio del gruppo.

L'onda lunga delle polemiche di Manchester ha rischiato di intossicare anche il ritiro lusitano, ma gli uomini di Santos non hanno abboccato: dopo CR7 anche Bruno Fernandes ha voluto sgombrare il campo dai fraintendimenti, perché la forza di questo Portogallo potrebbe essere proprio il gruppo che c'è alle spalle del numero uno. Come avvenne in quella serata parigina di sei anni fa, in cui Ronaldo uscì dalla finale europea contro la Francia dopo pochi minuti, ma il resto del Portogallo portò a termine la più grande impresa della sua storia, grazie alla meteora Eder, a Nani, a Quaresma e a Renato Sanches, ma anche a protagonisti che rivedremo in campo in Qatar come Rui Patricio e William Carvalho, Guerreiro e Joao Mario. Attorno al gruppo storico però è cresciuta una nuova generazione di fenomeni che ha in Rafa Leao, il grande trascinatore dello scudetto milanista, una delle sue punte di diamante. Perché il giovane rossonero sembra destinato a un posto da titolare proprio a fianco di CR7, in un attacco che può contare su una collezione invidiabile di figurine come la stella dell'Atletico Joao Felix e i due Silva, Bernardo e Andrè. Ma la lista dei gioielli non si ferma qui, perché passa anche da Cancelo, incompreso da Inter e Juve ma punto di forza del City di Guardiola, da Vitinha, l'ultima scommessa del Paris St.Germain, e soprattutto da quel Bruno Fernandes che ha il compito di far girare tutti questi talenti. Insomma un Portogallo che assomiglia molto al primo di CR7, in cui lui era il fenomeno emergente, ma le stelle erano anche Figo e Nuno Gomes, Deco e Maniche, e che arrivò quarto in Germania nel 2006.

A Doha invece il Portogallo riparte dal Ghana, con cui vinse l'unica partita a Brasile 2014, sicuramente l'edizione peggiore per lo stesso Ronaldo che segnò l'unico gol proprio contro gli africani in una partita già compromessa dai risultati precedenti. CR7 segnò il gol-vittoria senza nemmeno esultare perché ormai non avrebbe più potuto rimediare la differenza reti compromessa dal poker subito dalla Germania. E l'avventura brasiliana finì mestamente lì.

Quattro anni fa invece i portoghesi uscirono negli ottavi contro l'Uruguay, guarda caso l'altra rivale del girone, quella contro cui la squadra di Santos vorrà consumare la grande rivincita. Ma visto come sono andate a finire Argentina e Germania, meglio stare nascosti dietro il parafulmine Ronaldo.

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