La prima risposta alla chiusura virtuale del calcio proclamata dal ministro Spadafora («sentiero sempre più stretto»), è toccata a Gabriele Gravina, il presidente della federcalcio, che ha partecipato alla riunione mattutina delle federazioni promossa dal Coni. È stata, secondo stile personale, misurata nei toni per non trascinare il movimento nella rissa. Ha spiegato calmo anche al presidente Malagò: «Stiamo lavorando per capire se ci sono margini per completare il campionato e valutiamo un piano B e un piano C ma è evidente che il migliore resta il piano A» la dichiarazione che ha l'effetto di una stoccata.
Nell'occasione Gravina ha anche fatto una scoperta e cioè che lo sventolato documento del Politecnico di Torino non è altro che un report sulle diverse federazioni, non certo un protocollo. E a proposito di protocolli, il ministro degli Affari Regionali Boccia durante la video riunione con le Regioni ha detto che la parte dell'ultimo Dpcm sugli allenamenti degli sportivi professionisti «va precisata». Un governatore avrebbe fatto l'esempio di Cristiano Ronaldo che paradossalmente non potrebbe allenarsi nel centro sportivo della Juve, ma potrebbe farlo al parco pubblico, creando presubilmente un assembramento di fan.
La seconda risposta è arrivata da Nyon, una sorta di replica appuntita all'intervento del giorno prima della Fifa. Tim Meyer, capo del comitato medico Uefa, ha smentito il suo collega di Zurigo e ha spiegato che «è possibile pianificare la ripresa delle competizioni della stagione 2019-2020. Posizione questa che metterà in crisi il club di punta del calcio francese, il Psg (lo sceicco Al Khelaifi pensa di andare a giocare in Qatar o Portogallo) e il Lione, visto che dalle loro parti la politica ha dichiarato la chiusura del campionato domestico.
Anche Adriano Galliani, ricevuta la notizia dal Monza (titolari e tecnico di prima squadra hanno accettato la riduzione del 50% degli emolumenti anche per il mese di aprile), è intervenuto nel dibattito con una riflessione tecnico-economica. Eccola: «Qualora la serie A dovesse fermarsi al contrario di quel che accade nella Premier inglese, nella Liga spagnola e nella Bundesliga tedesca, il calcio italiano diventerebbe ancora meno competitivo nei prossimi anni rispetto ai suoi concorrenti».
La vera bagarre si è scatenata quando il ministro Spadafora ha provato a spaccare il fronte della Lega di serie A con la frase «potrebbe essere la maggioranza dei presidenti a chiedere la sospensione del campionato per preparare al meglio il prossimo». Claudio Lotito all'agenzia Agi ha risposto: «Ma chi l'ha detto? Vabbè... vedremo». Nel giro di qualche ora Paolo Dal Pino, presidente della Lega di A, ha riunito, informalmente, il consiglio direttivo proponendo la pubblicazione di una nota da far sottoscrivere alle 20 società, da consultare telefonicamente, per smentire la previsione del ministro e ripetere l'unità d'intenti. Il referendum ha prodotto l'adesione di 18 società su 20: all'appello mancavano, per motivi diversi, il Brescia e il Torino.
A quel punto è spuntato un suggerimento diplomatico: addolcire il testo che nella prima versione sparava a palle incatenate oppure congelare la pubblicazione del comunicato e affidare all'assemblea convocata per domani, convocata per deliberare i provvedimenti da adottare nei confronti di Sky, Dazn e Img in caso di mancato versamento dell'ultima rata del contratto (valore 220 milioni), il compito di una posizione ufficiale.
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