StraordiNadia

Oro storico. Regina del cross europeo dopo i titoli continentali dei 5 e dei 10mila. Ma nel 2024 da sogno a splendere è l'argento olimpico

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StraordiNadia si prende un altro oro. Ad Antalya, in Turchia, la Battocletti firma l'ultimo capolavoro di un'annata magica. Dopo i due titoli in pista a Roma, la 24enne trentina si laurea campionessa d'Europa di corsa campestre, diventando la prima donna del Continente in grado di vincere il titolo assoluto dopo quelli giovanili tra under 20 e 23. Mai un'azzurra aveva vinto l'oro nel cross, c'è riuscita questa ragazza cresciuta in montagna nella Val di Non e che vola sulle ali dell'entusiasmo di una stagione d'oro in cui però la medaglia più significativa del suo 2024 è l'argento di Parigi nei 10.000. Una gemma olimpica che l'ha consacrata tra le grandissime del mezzofondo mondiale, visto che ormai corre spalla a spalla contro le africane e, come è accaduto in Francia, riesce persino a batterle.

È lei il personaggio copertina di tutta l'atletica italiana. «Un anno irripetibile? Almeno fino al 2025. La parola per descrivere questo 2024 è ispirazione», dice emozionata la campionessa delle Fiamme Azzurre sulla stagione che l'ha vista anche ricevere in tribuna allo Stadio Olimpico i complimenti del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un 2024 in cui oltre alle medaglie Nadia ha saputo abbassare notevolmente i primati nazionali sui 5.000, 10.000 e 10 km e scendere sotto i 4 minuti sui 1500. Ma forse il meglio deve ancora venire.

Dietro questa ragazza studentessa modello - le mancano pochi esami per la laurea in ingegneria edile e prima di Antalya si è isolata dal mondo per preparare due esami - c'è una famiglia devota all'atletica. Papà Giuliano, infatti, è un ex mezzofondista azzurro ed è anche il suo tecnico, la mamma Jawhara Saddougui ha un trascorso da atleta sulle piste marocchine e per questo Nadia ha imparato a scrivere in arabo. Una passione per il podismo trasmessa all'erede, cresciuta a Cavareno tra lo sterrato dei sentieri boschivi e la pista di Cles. Dove ha iniziato a macinare chilometri per poi farsi largo come quando deve superare le avversarie all'ultima curva dell'ultimo giro ascoltando il consiglio del papà. «Mi ha detto: fai come Pogacar, esci all'ultimo e via», aveva raccontato Nadia dopo il trionfo nei 5.000 che ha dato il là a questa annata sensazionale. Che però forse non avrebbe raggiunto questi picchi senza la valvola di sfogo dell'università di Trento.

La Battocletti è un esempio di tenacia e di come si possano ottenere risultati incastrando le lezioni tra una corsa e l'altra. Come afferma lei, «lo studio è un impegno e un modo per essere più leggeri. Pensare tutto il giorno all'atletica, agli allenamenti, non va bene». Le manca pochissimo per la laurea e in attesa della corona di alloro, per Nadia c'è un'altra medaglia d'oro al collo. Anzi, due: sì, perché oltre al successo individuale è arrivato anche il trionfo della squadra femminile, che bissa quello ottenuto un'ora prima dal quartetto della staffetta mista targato Sebastiano Parolini, Marta Zenoni, Sintayehu Vissa e Pietro Arese.

Non era mai accaduto che l'Italia vincesse nella stessa edizione tre titoli europei nel cross. C'è poi anche l'argento di Yeman Crippa dietro il fenomenale Jakob Ingebrigtsen più il bronzo delle ragazze dell'Under 20. Cinque podi non si vedevano dal 2006 ed è tutto vero.

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