Londra Quattro squadre tra le migliori otto della Champions League, forse l'Inghilterra ci ha ripensato e vuole restare in Europa. Non solo una battuta circolata sui social, ma la risposta sportiva alla Brexit. Dieci anni fa Sua maestà era riuscita a piazzare un poker di squadre ai quarti di finale. Eppure quell'anno vinse il Barcellona. Non come nella stagione precedente, sempre con l'Inghilterra padrone del Continente, capace di egemonizzare la finale di Mosca, vinta ai rigori dal Manchester United contro il Chelsea. Non solo: nelle tre stagioni precedenti almeno un club inglese aveva sempre raggiunto l'epilogo di Champions. Da allora in poi, però, erano state annate di recessione: al massimo due le rappresentanti d'Oltremanica a spingersi così avanti nella rassegna europea. E per due volte (2012/13 e 2014/15) la spedizione inglese si era arenata prima della primavera. Con due squadre ai quarti di Europa League (Arsenal e Chelsea), il coefficiente inglese si è impennato negli ultimi mesi, anche se la Liga ha raccolto comunque più punti. La nuova esplosione inglese ha tante spiegazioni, che convergono in una sola direzione: gli introiti economici. Solo di diritti tv la Premier League distribuisce dividendi stratosferici alle 20 miglior squadre del Regno: quasi tre miliardi di euro all'anno. Una pioggia d'oro che consente all'ultima del Regno di guadagnare comunque più del Paris Saint Germain. Non a caso la classifica dei club più ricchi registra sei presenze inglesi nei primi dieci posti. Un vantaggio impari sulle dirette rivali, che fatalmente attrae il meglio del calcio mondiale. E non solo in campo.
Questa sera, nella sontuosa cornice del Tottenham stadium (debutto europeo per il nuovo impianto degli Spurs), si sfidano due dei migliori tecnici in circolazione: un derby latino tra Mauricio Pochettino e Pep Guardiola. Dopo una stagione d'apprendistato, l'anno scorso il City guardiolano ha dominato la Premier, e quest'anno corre per il quadriplete. Un'orrore cacofonico che indica quattro traguardi: già vinta la Coppa di Lega, in finale di Coppa d'Inghilterra, virtualmente primo in Premier League, e stasera impegnato nel derby inglese con il Tottenham. Guardiola - per prudenza e scaramanzia - si schernisce: «Vincere quattro competizioni in una sola stagione è praticamente impossibile. Noi non ci pensiamo, concentrandoci solo partita per partita». Pochettino accetta il ruolo di vittima sacrificale nella sfida coi Citizens. Contro il Barcellona, allora allenato da Guardiola, aveva esordito sulla panchina dell'Espanyol. Questa sera è atteso dalla «partita più difficile» della sua carriera. «È una sfida che testimonia la crescita del Tottenham, ma anche che ci mette di fronte all'avversario più difficile in circolazione. Ma sono proprio queste le partite che i grandi club, e i grandi giocatori, vogliono sempre giocare».
Decisamente più favorevole il sorteggio capitato al Liverpool, che ritrova a distanza di 12 mesi il Porto, già frantumato negli ottavi dell'anno scorso. Quattro successi di fila hanno riportato i Reds in vetta alla Premier (ma con una partita in più). Ora l'Europa per confermare la nuova dimensione di Mohamed Salah e compagni.
Completa il poker inglese il Manchester United, rigenerato dalla cura Ole Gunnar Solskjaer. Risaliti in campionato dopo l'esonero di José Mourinho, e protagonisti della miracolosa rimonta contro il Psg, che ha regalato la conferma al tecnico norvegese. Domani sera sono attesi dal Barcellona.
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