Forse ha ragione chi ha scritto qua e là lungo i tornanti di queste ultime tappe alpine pas normal, non è normale. Chiaro che chi l'ha scritto non tifa per Pogacar e probabilmente neanche per Vingegaard e Evenepoel. Ma anche Eddy Merckx andava come nessuno, anche Coppi e Bartali erano mostruosi, gli stessi Hinault e Gimondi erano un concentrato di forza e determinazione. Andate a prendere i loro curriculum, anche questi facevano parte della ristretta schiera dei fuori norma: ma fuoriclasse.
Da oggi probabilmente è anche giusto smetterla di fare i paragoni, come giustamente dice di continuo l'interessato in maglia gialla: «Io sono io», ma a differenza del Marchese del Grillo chiosa con un sorriso, sottolineando che lui appartiene ad un'altra epoca e soprattutto appartiene alla categoria dei fenomeni dello sport, al pari di Usain Bolt e Michael Phelps e Alberto Tomba. Il pas normal di chi avanza dubbi e sospetti su questo prodigioso corridore sloveno per un predominio eccessivo e sul ricorso a quelle inalazioni di monossido di carbonio, ammesso però dai regolamenti della Wada, lascia il tempo che trova. O si portano prove a sostegno o è meglio tirare un lungo sospiro e gustarsi lo spettacolo. Da oggi probabilmente è anche giusto smetterla di fare i paragoni: Tadej Pogacar è Tadej Pogacar. È unità di misura e riferimento: esempio. Vorace come pochi, vincente come nessuno, anche ieri primo sprintando davanti al naso di Jonas Vingegaard che guadagna una cinquantina di secondi su Evenepoel, mettendo al sicuro il posto d'onore. Raggiunge Pantani, ricordando Merckx, si dice. Di Pantani non ha nulla, se non questa doppietta che li accomunerà per sempre. Di Merckx ha la voglia di vincere e uno spiccato senso dell'agonismo. Del Cannibale ha i numeri, da fuoriclasse assoluto e senza tempo. Sei tappe nella corsa rosa, cinque per il momento su quelle di Francia, «e non lo avrei mai immaginato» dice. Tra Giro e Tour ha vinto i1 25% delle tappe che si sono disputate: 11 su 41. Al comando al Giro 2024 per 20 tappe su 21. Al Tour, finora, 18 su 20, in attesa di oggi: 38, una in più di Merckx, che nel 1970 ne aveva vestite 37, mentre lo sloveno arriverà oggi a 39. Pogacar si avvia ad entrare ufficialmente questo pomeriggio nel club esclusivo della doppietta Giro-Tour, ottavo della storia dopo Coppi (2) e Anquetil, Merckx (3) e Hinault (2), Roche, Indurain (2) e Pantani. E lo farà con almeno 10 tappe vinte, 6 al Giro e 4 al Tour. «Mi sento tranquillo in classifica, adesso il vantaggio è rassicurante. Domani (oggi per chi legge, ndr) proverò a fare ancora una grande tappa: c'è una cronometro, difficile e bella, sarebbe il massimo finire con un'altra vittoria...»: insaziabile Tadej, come Merckx (50 anni fa oggi, l'ultima vittoria al Tour, mentre 100 anni fa il primo successo italiano, con Ottavio Bottecchia, ndr).
E di Pantani? Ha ben poco, per non dire nulla. Il Pirata campione incompiuto e interrotto, Tadej fuoriclasse finito e infinito. Il Pirata un asso come nessuno in montagna, Pogi universale. Marco si esaltava e ci esaltava nella sofferenza, Pogacar dispensa gioia e lievità.
Uno andava forte in salita per abbreviare l'agonia, l'altro per provare a superare sé stesso e la storia. Marco un artista crepuscolare e intimista, Pogacar un artista futurista e sfacciato. Ce n'est pas normal? Chiaro che si, ma per dirla con i francesi, Tadej è hors categorie.
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