New YorkMarco Belinelli è il nuovo campione della gara del tiro da tre punti, trofeo vinto sabato notte in quel di New Orleans in occasione dell'ultimo All Star Game organizzato dalla Nba per rilanciare tutte le migliori stelle del basket americano. «Non me ne rendo conto - ha spiegato l'ex fortitudino emigrato in America nel 2007 - mi sembra impossibile, invece è tutto vero. Qualche anno fa, seduto su questa sedia a commentare una prestazione simile alla mia c'era niente meno che Larry Bird, uno che solo a pensarci ti fa venire la pelle d'oca e oggi ci sono io».
Storia strana quella di Marco e l'America. Amato, criticato, paziente e sicuramente chirurgico in circostanze al quanto particolari. A capire in che direzione doveva e deve continuare ad andare, insomma, Marco ha speso i suoi primi cinque, sei anni di carriera Nba. Un percorso non facile, condito da parecchi ripensamenti e una determinazione a non mollare che alla fine ha fatto la differenza. La scorsa estate infatti, Belinelli ha sfruttato nel migliore dei modi l'occasione di mettersi in mostra con i Chicago Bulls nei play-off di fine stagione, un biglietto da visita che lo ha portato dritto da Manu Ginobili e i San Antonio, terra promessa di un coach dalle idee chiare come Gregg Popovich. Chi ama il basket Nba sa benissimo che in quella particolare zona del Texas, da diversi anni a questa parte, si gioca una delle pallacanestro più belle di sempre, condita da una meticolosa circolazione di palla e tanto tiro da tre punti.
Appunto, il tiro da tre. «È una vittoria che condivido con i miei tifosi, la mia famiglia ma prima ancora con la squadra che mi ha messo nelle condizioni di guadagnarmi la prestigiosa possibilità di partecipare all'All Star Game - ha aggiunto Marco, riferendosi al fatto che la competizione è riservata ai migliori tiratori de tre punti della lega - Sono orgoglioso di far parte di un gruppo come quello degli Spurs, una squadra costruita nel tempo con una disciplina tecnica a dir poco ferrea. Il segreto? Sta tutto nella mentalità di un uomo dalle idee chiare come Gregg Popovich. Con lui ho un rapporto particolare, lui ama colloquiare su base giornaliera, passando da tematiche prettamente legate al basket, a situazioni secondarie. Con me ad esempio rispetto agli altri giocatori, parla spesso di vini italiani».
Marco, dopo aver superato la prima batteria di qualificazione con il miglior punteggio di 19 punti - competizione tra i migliori tiratori della East Conference e quelli della West Conference - ha dovuto fare i conti in finale con Bradley Beal, giocatore dei Washington Wizards. Partito forte, l'emiliano è stato spiazzato da un grande ritorno del suo avversario che, grazie a sei canestri consecutivi, ha praticamente impattato lo stesso risultato di Belinelli. Una volta giunti allo spareggio finale, Marco ha dominato la gara con un totale di 24 punti, il secondo risultato di sempre da quando esiste questa competizione a pari merito con stelle del passato del calibro di Mark Price e Jason Kapono.
Belinelli è il terzo europeo a vincere la competizione dal 1985, prima di lui ci sono riusciti Peja Stojakovic (vincitore nel 2002 e 2003) e Dirk Nowitzki (2006). «È difficile descrivere le emozioni che sto attraversando - ha concluso - siamo all'immaginazione pura e non so proprio cosa dire. Se volete sapere come ho fatto, beh, l'idea di lasciare il carrello con le palle del punto doppio alla fine - nella competizione ci sono cinque carrelli, quattro composti da una palla regolare più uno speciale che vale due punti e un carrello jolly con cinque palle da punteggio doppio - ha fatto la differenza.
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