Segno e sogno, è una delle migliori regole non scritte del pallone. La Juve ha seguito la regola, lo stellone continua ad ammiccare (che altro dire della traversa di James?), ora tocca infilarsi nella bolgia del Santiago Bernabeu. Raramente uno stadio calcistico riesce a rispettare l'abusato detto “dell'uomo in più“ per la sua squadra. Sarà corrida, banderillas y ovaciones perchè gli spagnoli sentono l'odor del sangue calcistico. Ancelotti ha chiesto pazienza, la Juve, questa Juve, ha dimostrato di averla nel Dna. E forse fa più paura. Godimento per una notte, poi tutti a credere. Ma forse non basterà, servirà qualcosa in più. Ci sono i pro e i contro. La Juve può? La Juve non può? Domande senza risposte, il dubbio è insinuato. E se il Real rimanesse a bocca asciutta? É già una vittoria. E magari ci si mette pure la statistica. La Juve si è sempre qualificata, dopo aver vinto l'andata per 2-1: undici volte su undici. L'ultima con il Borussia a Dortmund. Il Real, con un 2-1, non ci prende da 13 anni, l'ultima volta mandò a casa il Bayern (2001-02) eppoi vinse la nona (coppa).
La Signora cerca le ragioni per credere nel sogno e nel segno. Allegri conta di rispolverare Pogba, mentre Ancelotti gli ha dimostrato che Pirlo può non servire. Ci vorrà una buona difesa, per l'una e per l'altra squadra: la Juve ne ha fatto un punto forte, il Real continua a dimostrarne la debolezza. Il Real non è proprio esaltante con quel centrocampo senza Modric: un po' largo, talvolta lento, non sempre con personalità. La Juve sa essere camaleontica, comunque compatta. Poi c'è l'attacco: galattico quello madrileno ma se Bale non va e Benzema è acciaccato, Ronaldo non basta. Infernale quello bianconero nelle voglie di Tevez. « Cagòn! Puto! », ha urlato ad Allegri quando è stato sostituito per lasciar posto a Pereyra. «Fifone!» detto in belle parole. Garantiscono i giornali argentini: a caccia della polemica per convalidare l'idea del suo ritorno prossimo in patria.
L'Apache cercava ancora gol, annusava la ferita del Real e voleva sbranarlo. Un anno così chissà mai se ricapiterà: 7 reti in Champions, non gli era mai successo. E' tornato a mitragliare dopo un lungo digiuno: non può finire così. Allegri voleva dargli l'onore dell'acclamazione e rinforzare il centrocampo, lui voleva l'onere di riprovarci. Tevez imbufalito, “ Olè “ non si è lasciato scappare l'occasione, titolando « Que Boquita! » (che boccaccia!). Qualcuno ne ha visto un riferimento al Boca juniors. Il filmato delle parole di fuoco ha fatto il giro del mondo. Anche se Tevez ha provveduto a stemperare la polemica con un tweet. « Vamos por el sueño ». E una dichiarazione di pace. «Tutti uniti stiamo facendo la storia, come gruppo e come squadra». E state tutti zitti, sottinteso. Ma queste scaramucce hanno fatto rispuntare i malumori di una Milano lontana che accusava Allegri di braccino corto: qualcuno starà già rivedendo il film di Milan-Barcellona di Champions. Vinci 2-0 all'andata sfoderando la miglior tattica, poi finisce con un 4-0.
Ma questa Juve è più solida di quel Milan, ed anche più qualificata e qualificante: ha acquisito una forza di testa che non la fa mai sentir persa. Ed oggi sta scalando la Champions con Allegri, Pirlo, Matri e Tevez: ricordi da Milan. Quel gol di Morata, preceduto da 27 passaggi, è invece il segnale di una squadra in tutti i sensi: nel gioco e nei pensieri. Tiki Allegri più che tiki taka: ha instillato pazienza e amor del gioco senza farsi prendere da ansie, senza bisogno di andare sempre a cento all'ora.
Da qui alla prossima settimana la Juve ha il diritto e dovere di sognare.
I numeri statistici dicono che la Signora ha corso più del Real e Pirlo, con Vidal, è stato il maratoneta principe (km 11,96). L'Apache il più pigro, ma con quei 29 gol stagionali (solo Trezeguet negli ultimi decenni era arrivato a tanto) è l'amuleto della Signora. Taka Tevez per segnare e sognare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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