Un'altra impresa da Dea. Vola ancora agli ottavi ma non è la stessa festa

Dopo Liverpool l'Atalanta espugna anche Amsterdam. Restano le tensioni fra allenatore e giocatori

Un'altra impresa da Dea. Vola ancora agli ottavi ma non è la stessa festa

Più forte dell'Ajax, alla pari con il Liverpool, più forte del malessere e delle polemiche interne, dei veleni che hanno turbato la vigilia di questa sfida decisiva, delle scintille scoppiate tra Gasperini e il duo Gomez-Ilicic, in una squadra che adesso si scopre grande anche nei capricci. Sta di fatto che questa EuroDea non si ferma più. Ad Amsterdam bastava un pareggio, ma alla fine l'Atalanta ha voluto dare un'altra lezione di calcio a chi è depositario della grande tradizione ma non ha trovato il modo per far fuori gli ultimi arrivati. Bergamo festeggia, spera di mettersi alle spalle gli spifferi e i timori di questi giorni: il passaggio del turno porta una decina di milioni nelle casse nerazzurre (che in un anno senza introiti dai botteghini non fanno proprio schifo), ma si spera che porti soprattutto la pace dopo l'armistizio forzato di queste ore. E soprattutto che finalmente, alla ripresa della coppa, anche la gente orobica possa finalmente gustarsi una partita di Champions nel loro stadio, qualsiasi avversario dovesse offrirgli il sorteggio degli ottavi.

Tregua o non tregua, Gasperini lancia subito un messaggio e divide i gemelli: Gomez in campo, Ilicic in panchina, con Pessina alle spalle del duo Papu-Zapata. D'altra parte l'Atalanta mette la sfida sul piano del contenimento: palla all'Ajax e difesa attentissima. Ne esce un primo tempo in cui la partita è sostanzialmente bloccata, con l'unica vera azione da gol sprecata dal piedone di De Roon. Ajax-Atalanta sembra una finale, l'eroe e la dea si studiano, si fiutano, si pungono ma non trovano l'affondo. C'è troppo da perdere, scoprirsi può essere letale. I ragazzini di Ten Hag però non hanno scelta: il pareggio promuove i bergamaschi e allora la partita la fanno loro, mentre l'Atalanta fatica un po' più del solito a gestire il contropiede.

Nella ripresa la Dea si stanca di attendere, riscopre la sua indole sfrontata, sfiora un paio di volte il gol su un'incursione di Pessina sventata da Martinez e su un'uscita improbabile di Onana, ma proprio scoprendosi corre i pericoli più grossi, soprattutto quando uno svarione di Djimsiti costringe Freuler a rimediare con una spallata su Huntelaar (l'ex milanista entrato a metà ripresa), ma l'arbitro spagnolo fa finta di niente. E pochi minuti dopo è Gollini a sfoderare la parata miracolo su Klaassen.

A 10' dalla fine l'arbitro dà un altro aiutino alla Dea ed espelle Gravenbech per una seconda ammonizione decisamente eccessiva, Gasp ringrazia e con l'uomo in più può organizzare definitivamente la sua difesa. Toglie anche uno spento Zapata, ma sceglie Muriel, uno degli uomini a cui ha promesso più spazio, lasciando ancora seduto Ilicic.

E il colombiano, riconoscente, prima spreca una grossa occasione con un colpo di testa da dilettante, ma poi colpisce in perfetto contropiede con il gol che gela gli olandesi e consacra l'Atalanta per la seconda stagione consecutiva tra le regine d'Europa.

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