Ha voluto dirlo a casa sua, nella sede della Brixia Brescia, ma ha voluto farlo davanti ai vertici del Coni. Vanessa Ferrari, 33 anni, ha annunciato ciò che nel suo cuore era già una certezza da tempo. «Mi ritiro, è arrivato il tempo di dire basta», ha detto ieri nel suo palazzetto, di fronte ad un commosso Giovanni Malagò e al suo storico coach Enrico Casella che ha commentato: «È giusto che lo annunciasse lei». «Avevo già fissato in Parigi 2024 il mio ultimo traguardo sportivo - prosegue la campionessa di Orzinuovi -. Purtroppo l'ennesimo infortunio, stavolta una lesione al polpaccio sinistro, mi ha impedito di gareggiare ai Giochi».
Ora il programma di questo bellissimo viaggio con la Ferrari della ginnastica prosegue verso la vita, una nuova vita. Fuori dalla pedana, ma sempre dentro la ginnastica: «Questo resta il mio mondo». Insieme all'accademia con le giovanissime, oltre al suo brand di active wear e soprattutto, «Con l'onore di appartenere all'Esercito, con cui costruiremo un futuro».
Caporalmaggiore Vanessa ha anche il sogno di fare l'allenatrice perché nel dna ha, da sempre, il senso dell'esempio. Argento olimpico 2020 al corpo libero, un oro, un argento, tre bronzi ai Mondiali, undici medaglie europee, sei vittorie in coppa del Mondo ed il record di quattro sfortunate olimpiadi: a Pechino 2008, unica minorenne della spedizione, ha la tendinite; a Londra 2012 è declassata quarta al corpo libero, pur con lo stesso punteggio della medaglia di bronzo per via di un cavillo nell'assegnazione dei coefficienti di difficoltà; anche a Rio 2016 chiude quarta e attende, quindi, Tokyo per la rivincita d'argento. Oltre al suo immenso palmares che ne fa la ginnasta italiana più medagliata, l'eredità di Vany va oltre i numeri ed è quella di aver aperto la via, fra sacrifici e prime volte, a quella che oggi è una squadra che a Parigi ha trovato la consacrazione, sia come risultati di team (argento), sia con l'oro di Alice D'Amato e il bronzo di Manila Esposito alla trave. «Sono orgogliosa di aver gareggiato in tempi difficili per il nostro movimento: si, sono stata un po' pioniera», dice lei.
Dalla prima medaglia iridata ad Aarhus nel 2006 quando aveva solo 16 anni, Ferrari ha sempre fatto la storia: uno Tsukahara avvitato porterà per sempre il suo nome; lei è stata la prima azzurra a vincere una medaglia mondiale individuale: a ricordarlo è un commosso Igor Cassina, oro alla sbarra ad Atene 2004. Oggi la campionessa sarà al festival dello sport di Trento dove tutti le chiederanno del passato e anche del futuro. Ma la sua storia passa anche attraverso tanta sofferenza: nell'ottobre 2017 Ferrari va ai box in uno degli stop più lunghi, per la rottura del tendine di Achille nella finale del corpo libero ai Mondiali di Montreal; all'inizio del 2019 si opera per due volte alle caviglie.
Per rialzarsi sempre com'era pronta a fare a Parigi. Lei sorride: «Per una Ferrari che si ritira, ve n'è uno che viene convocato».
Suo fratello Michele, di 3 anni più giovani, in queste ore debutta nella nazionale di Rugby bulgara, grazie alle origini di mamma, Galya Nikolova: dal Rovato Brescia agli onori più grandi. Con Ivan, l'altro fratello gemello, sono stati fra i fan più determinanti per Vany. «E io oggi tiferò per lui». Perché anche in quello Vanessa è una campionessa.
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