Vergogna british nei Giochi "senza" doping

Staffetta da squalifica. Accusavano Jacobs: le controanalisi incastrano Ujah

Vergogna british nei Giochi "senza" doping

Le controanalisi al doping, più di Chiellini come nel simpatico meme di Tortu, e del quartetto azzurro, dovrebbero togliere l'argento di Tokyo alla Gran Bretagna. Fra i sei positivi sui 6200 controlli fatti a Tokyo c'è il ventinovenne londinese Chijindu Ujah, primo frazionista nella finale olimpica persa per un centesimo contro l'Italia di Patti, Jacobs, Desalu e Tortu. Aspettando la decisione del tribunale dello sport che dovrebbe assegnare l'argento ai canadesi e il bronzo alla Cina vi confessiamo il grande disagio per questa squalifica di un ragazzo che nel 2013 vinse gli europei juniores sui 100 a Rieti.

Come dice un proverbio cinese tutti commettono errori e per questo c'è una gomma per ogni matita. Ci saranno rimasti male i suoi compagni di staffetta, dovranno arrampicarsi su altri specchi, soprattutto anglosassoni ed americani, che dopo l'oro di Jacobs e quello della 4x100, avevano fatto tanta ironia sugli italiani. Ora dovranno almeno chiedere scusa, anche perché l'Italia con 40 medaglie, tanti bei piazzamenti, non ha nessun indagato. Eppure è stata fra le più controllate, la sesta in una caccia dove Stati Uniti, Cina, Australia hanno avuto più visite dalla Agenzia di controllo.

Certo ci staranno male in tanti, perché ora l'unica strada per screditare i vincitori resta quella della pista magica, dove hanno corso tutti, delle scarpe miracolose, che calzano quasi tutti. Ai Giochi l'atletica è stata lo sport più controllato, seguita dal nuoto e dal ciclismo. Ora verranno fuori gli scettici che vedono il male in troppe discipline e, naturalmente, stupisce che su 4225 atleti testati e ben 6200 controlli siano stati trovati positivi soltanto in 6.

Una caccia alle streghe, dove spesso sono anche stati trovati molti stregoni, ma a Tokyo la International Testing Agency, anche con esami a sorpresa, non ha trovato davvero molto. Certo, la medicina viaggia sempre avanti, magari i dottor Mabuse del sistema sport mondiale hanno trovato il modo di coprire, mascherare, però al momento ci piace credere che le cose stanno migliorando, i bari non hanno quasi più spazio.

Vero che in passato ci sono stati risvegli da incubo, tipo quello di Seul dopo il record di Ben Johnson, sappiamo tutti che nel professionismo, ma non

soltanto in quello, la ricerca del premio e della scorciatoia avvelena l'aria, ma noi preferiamo fare come Coppi e Bartali quando al Musichiere scherzavano su quello che prendeva il grande rivale e si stringevano la mano.

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