Aveva detto: «Devo fare i compiti». È andato oltre. Sebastiano non solo ha studiato tutto ciò che venerdì non aveva funzionato in lui e sulla Rossa, ma ha mandato a memoria, si è alzato presto, ha ripassato e ripassato e ripassato. Pole position. La numero quattro per lui in Canada, la quarta quest'anno, la prima della Ferrari a Montreal da diciassette anni a questa parte. L'ultima firmata dal suo idolo: Michael Schumacher. «Nelle libere ero nei guai, ma ora ho acceso l'interruttore... bello riuscirci qui a casa di Gilles Villeneuve... E ho pure fatto un errore» dirà Seb, «mi sono svegliato nel modo giusto e l'auto non smetteva di migliorare». Vero. In Q3 ha prima centrato la pole provvisoria e poi l'ha abbassata ancora. Risultato: 1.10.764, un decimo davanti alla Mercedes di Bottas e uno e mezzo su Verstappen. Seguono, più lenti e imperfetti, Hamilton (bloccaggio), Raikkonen (sull'erba) e Ricciardo.
A questo punto, talento, safety car, fortune e sfortune a parte, la gara oggi si deciderà su due variabili. La prima: l'utilizzo delle gomme. La decisione Red Bull di passare il Q2 in hypersoft (le altre big al via in ultrasoft) prelude infatti a una partenza sparata e primi giri furibondi dei redbulli e di uno in particolare. La seconda: i motori. La Ferrari monta l'unità 2 (delle tre per 21 Gp previste dal regolamento) con le nuove specifiche. Più cavalli garantiti, una decina. In Canada l'ha portata al debutto Vettel, in quanto Raikkonen aveva già montato la seconda unità in Spagna ma con le specifiche tecniche vecchie per i problemi avuti a Barcellona. Motori nuovi anche in Renault, sulle monoposto del team della Casa madre e dei clienti: ovviamente, occhio di riguardo per le Red Bull. Discorso diverso per Mercedes e le squadre motorizzate dai tedeschi. Per tutti, propulsore vecchio dopo la decisione della Casa di rinviare il debutto delle nuove unità per dei problemi riscontrati ai banchi di prova. Comunque sia, una prova inquietante di affidabilità da parte delle power unit über alles ormai vicine ai 5000 chilometri percorsi da inizio campionato. E se si pensa al motore Ferrari della Haas di Grosjean in fumo pochi metri dopo l'uscita dai box nel Q1...
Inquieta Bottas secondo dunque, ma più di tutti preoccupano Verstappen e la Red Bull con la loro strategia inversa. Non tanto per le testate promesse dall'olandesino al volante a chiunque osi chiedergli ancora conto di incidenti e intemperanze viabilistiche, quanto per quelle date utilizzando l'arma propria del cronometro. Primo in tutte le sessioni di libere, compresa quella di ieri mattina in cui, indossate come tutti le rosa hypersoft, aveva scalzato di soli 49 millesimi Seb Vettel e la Ferrari fin li primi. Poi la zampata che gli è valsa il terzo tempo al via e la promessa di una partenza sul lato pulito ma con gomme chewin gum che potrebbero consentirgli di attaccare subito il tedesco del Cavallino. Tanto più che non ci sarà il compagno finlandese a proteggerlo. O a far finta di proteggerlo.
Per il resto, tanti extra valori ad accompagnare i ragazzi in rosso sull'Île Notre-Dame.
Da quelli di Sebastiano, perché qui nel 2007, dopo l'incidente terribile e senza conseguenze di Robert Kubica con la Bmw, si decise il suo futuro visto che dalla gara dopo sostituì il polacco e debuttò nel mondiale; a quelli della Ferrari stessa che, di nuovo finalmente conquistata la pole, qui però non vince dal 2004 ed è ferma a dieci successi. È ora di far qualcosa.
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