"Fisicamente mi sento bene, ma non saprai mai se è finita fino a quando non saranno trascorsi alcuni anni senza problemi, il cancro è un viaggio con un compagno che non vuoi" Gianluca Vialli torna a parlare della sua malattia.
Aveva annunciato la sua battaglia contro il cancro nel novembre 2018 nello stupore generale. Poi un mese fa la buona notizia sul netto miglioramento delle sue condizioni. In occasione della presentazione del suo libro "Obiettivi: storie ispiratrici per aiutare ad affrontare le sfide della vita", Gianluca Vialli ha parlato ancora di questa dura sfida ai microfoni del Times: "Fisicamente mi sento bene. Penso di avere un po' i muscoli indietro ma mi sono allenato a giorni alterni con mia moglie. Sono ancora molto spaventato e preoccupato. Non saprai mai se è finita, fino a quando non saranno trascorsi alcuni anni senza problemi''.
Servirà tempo per tornare alla normalità dopo aver trascorso mesi difficili, in cui l'ex bomber di Sampdoria e Juventus ha riflettuto molto: "Ci vorrà molto tempo per sbarazzarsi di quella sensazione, ogni volta che ti svegli o vai a dormire con un po' di mal di pancia o mal di testa o un po' di temperatura alta, pensando 'Oh mio Dio, è tornato'. Sei fragile. Non ho mai pensato che essendo un calciatore ero invincibile, sapevo di essere umano. Nessuno vuole qualcosa del genere, ma quando succede, devi vederla come un'opportunità per conoscerti meglio – il modo in cui erl modo in cui sei e come vuoi essere in futuro. È inevitabile che tu scopra il tuo vero io. Ci sono state così tante cose su cui ho dovuto lavorare, per cercare di migliorare".
Fondamentale la vicinanza della famiglia. La moglie inglese inglese Cathryn e le due figlie adolescenti, gli hanno restituito la voglia di ridere: "Le mie figlie mi hanno aiutato e ho chiesto a mia moglie, quale trucco fosse migliore. Abbiamo riso, perché devi ridere e trovare il lato divertente delle cose se puoi, ma c’erano dei giorni in cui mi rinchiudevo in bagno per non farmi vedere piangere. Non avevo meditato prima, avrei dovuto iniziare già da calciatore o allenatore. Mi ha salvato dalla follia. Posso ancora arrabbiarmi per qualcosa di banale. Ma sono più consapevole, più consapevole che è banale. La consapevolezza è molto importante. Non è una battaglia per me. È più come un viaggio. Lo vedo come un viaggio con un compagno di viaggio indesiderato e voglio sopravvivere".
Adesso è grande la voglia di tornare a lavorare come capo delegazione della Nazionale italiana, al fianco dell'amico di sempre Roberto Mancini:"Mi manca essere sull'autobus, pompare musica, abbracciare i giocatori prima della partita, l'inno nazionale, la gioia dopo. Mi mancava il calcio e non mi rendevo conto di quanto. Quello che direi ai giocatori ora è che in questo momento puoi conoscerti meglio che puoi.
Mi rendo conto di essere tutt’altro che perfetto e che devo lavorare ancora tanto per riuscire a migliorarmi, ma spero, senza per questo voler essere presuntuoso e arrogante, che la mia storia possa servire da stimolo''.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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