Appoggiato a una transenna con i milanesi assiepati attorno a lui nel circuito monco della Darsena, Charles ci aveva detto: «Lo so che i tifosi del Cavallino mi vogliono sulla Rossa... lo comprendo dall'affetto che mi mostrano». Sembrava già più ferrarista lui con i colori Alfa Sauber addosso, dei titolari doc poco distanti: il fuoriclasse imperfetto Sebastiano Vettel e l'eterno pensionando delle corse Kimi Raikkonen. Mancavano quattro giorni al Gp di Monza, a domenica, quando Seb avrebbe quasi definitivamente compromesso il proprio mondiale con una partenza scellerata e Kimi, da bravo compagno di squadra, l'avrebbe aiutato, chiudendogli la porta come si fa coi peggiori rivali e nei peggiori bar di Caracas.
Storia quasi passata, ormai. Il mondiale andrà come andrà. Ora importa che il neo presidente Elkann, il neo amministratore delegato Camilleri e il team principal Arrivabene abbiano finalmente deciso. O forse, come sussurrato nel week end monzese, ad aver veramente deciso è stato Sergio Marchionne. Scelta postuma avallata dai nuovi capi per rispetto verso il presidente scomparso. Una bella favola, probabilmente. Tanto più che il dopo Marchionne è subito iniziato a Maranello. «Perché Sergio guardava al futuro, avrebbe voluto così...» ci hanno detto.
È proprio guardando al futuro che Maranello ha ieri annunciato Charles Leclerc per il 2019 accanto a Vettel. A spronarlo, infastidirlo, chissà, anche a sostituirlo. Contestualmente la Ferrari ha salutato Kimi per la seconda e, ci si augura, ultima volta. «Grande uomo squadra, resterà nella nostra storia» ha scritto Arrivabene. «Torno in Sauber dove tutto iniziò» ha detto poco dopo il pilota, ricordando il debutto del 2001 e annunciando un biennale che lo porterà a scollinare i 40 anni. È stato questo scambio, che solo pochi giorni fa era dato impossibile, ad aver posticipato fino a ieri un annuncio ritenuto imminente già la settimana scorsa. Probabilmente c'era qualche pre accordo con Raikkonen che andava rispettato, aprendogli un paracadute altrove. Gli inspiegabilmente molti tifosi di Kimi saranno contenti. Ora si complica il ritorno in F1 di un pilota italiano: Antonio Giovinazzi. Terzo pilota sia di Ferrari che di Alfa-Sauber. Il pugliese avrebbe dovuto prendere il posto di Leclerc. Non è andata così. Ma non tutte le porte sono chiuse. In Sauber c'è sempre il volante di Ericsson...
Però che si gioisca lo stesso. In Ferrari arriva Leclerc che, ovviamente, presto considereremo più italiano di noi stessi. Magie del credo maranelliano. Anche se è davvero facile affezionarsi a Charles. Monegasco, 21 anni a metà ottobre, il ragazzo emana talento e gentilezza. Per bravura è l'Hamilton della Costa Azzurra, non per l'innato garbo dei modi, sconosciuto al britannico. Secondo nei kart solo a Verstappen, Leclerc si è laureato campione alla prima stagione in Gp3, nel 2016, e campione al debutto in Formula 2, nel 2017. Subito addocchiato dalla Ferrari driver Academy e subito finito sotto le spesse lenti di Marchionne che gli ha fatto assaggiare la Rossa nei test e l'ha poi spedito in Alfa Sauber a farsi le ossa. Charles come Lewis, ai tempi della McLaren, un predestinato entrato fin da ragazzino nell'orbita di un grande team e che ha avuto la capacità di diventare ancora più forte proprio negli anni crudelmente peggiori della propria vita. Come l'inglese, cresciuto in talento e carattere nel periodo difficile della separazione dei suoi e vivendo da vicino la disabilità del fratello («Guardo lui, le difficoltà che affronta e penso che il campione vero sia mio fratello...», ha spesso ripetuto Hamilton), così anche Charles ha dovuto fare presto i conti col destino. «Mi ha costretto a crescere in fretta e questo mi ha reso chi sono e portato fin qui» ci aveva raccontato. Il destino per Leclerc si chiama Jules Bianchi, il suo grande amico. Lo sfortunato francese, anche lui riserva Ferrari, morto nel 2015 per le conseguenze del terribile incidente di Suzuka, a fine 2014, quando era finito sotto un caterpillar entrato in pista per spostare un'altra monoposto. Leclerc reagì a quella tragedia alla propria maniera. Vincendo l'anno dopo il campionato Gp3. Accanto a lui, sempre, papà Hervè, ex pilota che proprio sulla pista dai genitori di Bianchi lo aveva messo per la prima volta sui go-kart. Papà Hervè che non avrebbe avuto il tempo di vederlo conquistare il titolo in F2. Commovente il tweet con cui, nel giugno del 2017, Charles comunicò la sua morte: «Ti amo... e ora Jules sarà felice di rivederti...». Pochi giorni dopo Charles conquistava la pole a Baku. Parole emozionanti e calde come quelle di ieri, quando dopo aver scritto «i sogni si avverano», ha aggiunto: «Dedicato alla persona che non è più in questo mondo ma a cui devo tutto... papà. E a Jules, grazie per tutto quello che mi hai insegnato».
«Incredibile. È così giovane eppure ha la capacità di affrontare i drammi della vita e riuscire persino ad ottenere traguardi importanti nonostante le avversità» dice di lui Nicolas Todt, suo manager dal 2011 e figlio del presidente Fia ed ex capo Ferrari, Jean. Sul talento prima di tutto, ma anche su questa forza mentale unica ha puntato la Ferrari. Che per la prima volta dai tempi del Drake torna coraggiosa, non si avvita sulle solite fisime del «serve gente esperta per reggere la pressione di guidare una Ferrari...» e mette accanto al capo squadra Vettel un pilota in grado di stimolarlo.
Al via del mondiale 2019 Charles sarà infatti il ferrarista più giovane, 21 anni e 152 giorni, dopo Ricardo Rodriguez, il messicano che debuttò nel 1961 a 19 anni e 208 giorni. L'ultima volta che Maranello decise di scommettere così apertamente sul futuro risale però al 1977. Quell'anno Enzo Ferrari andò a scovare uno sconosciuto pilota di motoslitte di nome Gilles Villeneuve.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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