PyeongChang Alpensia Olympic Park, la gara di staffetta mista del biathlon più incredibile ed emozionante della storia è finita da mezz'ora abbondante, ma la classifica ancora non è apparsa sul tabellone. Che succede? I francesi festeggiano e si inchinano al nuovo eroe nazionale Martin Fourcade, al quinto oro olimpico della carriera, che ha trascinato la squadra ad una vittoria esaltante. I norvegesi se ne stanno tranquilli in un angolo a parlare fra loro, sono arrivati secondi e per stavolta va bene così. Poi ci sono gli italiani. Atleti scuri in volto, tecnici e addetti stampa con le radioline all'orecchio, nervosismo e preoccupazione così evidenti che si possono quasi toccare. I tedeschi invece sono spariti. Dalla vergogna forse. Perché dopo aver dominato la gara sono crollati nella quarta frazione affidata all'ultimo momento ad Arnd Peiffer per l'improvvisa indisposizione del previsto Simon Schempp e il trentenne (che una settimana fa aveva vinto l'oro nella gara del bronzo di Windisch) è andato in confusione. Non ha azzeccato un tiro e ha bruciato un vantaggio di quasi mezzo minuto, fino a giocarsi il bronzo contro un'Italia che dopo la prima frazione spettacolare di Lisa Vittozzi ha dovuto fare i conti con gli errori della Wierer, di Lukas Hofer e ancora di Windisch, bravissimo poi a portare il tedesco alla volata finale, dove lo ha bruciato senza discussioni. Che sono però iniziate cinque minuti dopo, quando i nostri eroi avevano già posato per le foto, abbracci e baci senza fine. Fermi tutti! La Germania ha fatto reclamo, Windisch avrebbe ostacolato Peiffer cambiando corsia negli ultimi cento metri, cosa vietata dal regolamento.
«E' stata una mazzata» diranno in coro Lisa e Dorothea. «Tipico da tedeschi che non sanno perdere e che di questo sport si sentono i padroni» ha aggiunto il dt azzurro Fabrizio Curtaz, che anziché festeggiare è corso nella camera dove la giuria stava analizzando le fasi finali della gara da tutte le possibili angolazioni, per valutare se davvero Windisch aveva disturbato il tedesco. Ci è voluta più di mezz'ora, ma alla fine il verdetto è stato chiaro: Windisch ha cambiato corsia a più di cento metri dalla linea finale, ma soprattutto non ha frenato la spinta di Peiffer, che era troppo indietro e quindi non ha nemmeno dovuto frenare quando Dominik si è spostato davanti a lui.
Il biathlon italiano torna quindi sul podio e, con una scelta di tempo che più azzeccata non si può, Giovanni Malagò arriva trafelato dall'argento dello short track di Gangneung nel preciso istante in cui le radioline attorno ai ragazzi cominciano a urlare siiii, il bronzo è vostro! «E vale doppio per quello che è successo, è stato un successo sul campo, ma anche di diplomazia» dice ancora Curtaz. E Malagò: «Se non ce la davano buona entravo io in quella stanza e non vi dico cosa avrei fatto. Dal biathlon aspettavamo due medaglie ed eccole, ci sono, grandi ragazzi!». Sì, grandi davvero, felici di condividere questa medaglia come a Sochi, dove tre quarti del gruppo era lo stesso di oggi, solo al posto della Oberhofer ora c'è Vittozzi.
Lisa, la più giovane, è anche l'unica non altoatesina e ammette un certo disagio quando gli altri parlano fra loro in tedesco: «Abbiamo fatto delle regole e a tavola, quando siamo tutti assieme, si parla italiano».
Lisa, che racconta la sua serata magica: «Ero gasata, carica come mai, dopo il quarto posto di due giorni fa volevo questa medaglia, ho dato tutto, ho sparato bene perché quando sono sotto pressione do il meglio e cambiare con Dorothea davanti a tutti è stata una grande soddisfazione». Benvenuta nel club delle regine azzurre.
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