Viviani ci ha preso gusto: due volate, due vittorie «Ho solo chiuso gli occhi»

Il campione olimpico di Rio concede il bis: «Nell'ultimo chilometro divento un po' pazzo»

Viviani ci ha preso gusto: due volate, due vittorie «Ho solo chiuso gli occhi»

Marco Pantani andava forte in salita per ridurre al minimo l'agonia, Elia Viviani frulla veloce le sue leve per raggiungere l'estasi di un momento, di quell'attimo che può durare in eterno. Elia Viviani chiude gli occhi prima di gettarsi nella mischia, perché arriva per chiunque il momento in cui o la va o la spacca. Vale per tutti i corridori. Vale per tutti noi, soprattutto per chi ha fatto della velocità e del rischio la propria vocazione professionale, che è poi il senso della propria vita sportiva.

«Ci sono momenti in cui devi solo chiudere gli occhi e andare», dice il veronese felice come pochi dopo aver ottenuto sul traguardo di Eliat il secondo successo in questo Giro d'Italia che parla italiano. Due tappe in linea, due arrivi in volata e due successi del campione olimpico di Rio, che pare davvero un gigante in mezzo a tanti velocisti nani. Lui è Gulliver, tra tanti sprinter lillipuziani. Kittel, Sagan, Cavendish, Greipel, Gaviria, Kristoff, Demare, Bouhanni, Gronewegen, tanto per citare qualche illustre assente che ha scelto di correre il Tour.

«Il segreto? La voglia di arrivare. Il successo di Tel Aviv mi ha confermato che posso vincere, la voglia di arrivare primo su quella linea è veramente tanta dice il capitano della Quick Step, il wolfpack, il branco di lupi del ciclismo mondiale -: noi velocisti nell'ultimo chilometro diventiamo un po' pazzi. Le scelte a volte ti premiano, a volte no. Il contatto con Sam Bennett è stato pericoloso ma pensavo e speravo di poter passare e andare a prendere la vittoria di tappa. Ho rischiato molto, ma ne valeva la pena, anche se Bennett poteva risparmiarsi quella manovra al limite del regolamento».

Elia sorride, racconta e spiega. Per quanto ci riguarda, la volata dell'irlandese è sì al limite, ma è anche vero che si accorge quasi subito che sta commettendo una sciocchezza ed evita di compierla fino in fondo, alzando al momento opportuno il piede dall'acceleratore. Viviani è bravo a non farsi prendere dalla frenesia; Bennett è bravo a capire che sta rischiando grosso, e non rischia. «Torno in Italia con due tappe e la maglia ciclamino: per il momento è andata molto bene», dice il veronese.

Non va benissimo al canadese Guillaume Boivin dell'Israel Cycling Academy (già in avanscoperta l'altro ieri, ndr) e agli italiani Enrico Barbin (Bardiani-Csf) e Marco Frapporti (Androni-Sidermec), che vanno in fuga fin dal chilometro zero e restano in avanscoperta quasi tutto il giorno. Per loro solo tanti applausi, e una bella dose di acido lattico fin sulle orecchie. Punto. Va meglio all'australiano Rohan Dennis, che arriva in Italia vestito di rosa. «È la prima volta che porto la maglia di leader della classifica per più di un giorno, portarla in Italia e in Sicilia per me è davvero speciale».

Dopo la Grande Partenza israeliana, e le

due vittorie italiane in tre tappe, il Giro osserva oggi un giorno di riposo per permettere alla carovana rosa di fare rientro in Italia. Si riparte domani, con la Catania-Caltagirone (198 km), tappa tutt'altro che banale.

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