Uno ha già impressionato il mondo del pallone ovunque sia stato e qualunque manifestazione abbia giocato. L'altro ha fatto capire di poter essere un grande, ma gli resta ancora parecchia strada da fare. Il primo è già sbarcato in Inghilterra dopo avere cominciato la carriera in Austria ed essere transitato per la Germania: l'altro è passato direttamente dalla Serbia all'Italia, prima Fiorentina e poi Juventus. Stasera, in occasione di Norvegia-Serbia, daranno vita alla prima volta di un duello indiretto. Un duello tra bomber: Erling Haaland da una parte, Dusan Vlahovic dall'altra. Entrambi classe 2000, qualche mese in più per il bianconero: che viene ritenuto da più parti Allegri in primis quasi all'altezza del suo collega. Il problema è dato dal quasi': perché il gigante norvegese non ha davvero quasi più nulla da dimostrare forte di un curriculum pazzesco che chiama 29 gol in 27 presenze con il Salisburgo, 86 in 89 con il Borussia Dortmund, 14 in 10 con il Manchester City, 21 in 22 con la nazionale del suo Paese. Quanto al serbo, è arrivato a 48 reti in 98 presenze con la Viola, 13 in 29 con la Juventus, 7 in 15 con la nazionale. E se è vero che i numeri non sono tutto, per un centravanti puro il discorso è leggermente diverso: i gol contano e i gol pesano. E fanno stare meglio, ricordando i musi lunghi dell'attuale numero 9 bianconero quando la palla non ne voleva sapere di entrare.
Di sicuro, siamo di fronte a due attaccanti che saranno l'incubo di tante difese nei prossimi quindici anni. Due che vogliono segnare tutte le volte che scendono in campo e che sono attesi anche a vittorie vere. Di squadra: Haaland ha finora portato a casa un campionato austriaco, una Coppa d'Austria e una di Germania, Vlahovic un titolo serbo e due coppe nazionali. Cercano di più, vogliono di più.
A cominciare da stasera, visto che la sfida tra Norvegia e Serbia sarà decisiva per la promozione nella Serie A della Nations League. Nella testa di entrambi ed è ovvio che sia così - c'è però la Champions: da vivere in primissima fila. Per diventarne, insieme a Mbappé, gli uomini simbolo.
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