«Il derby è la partita più importante dell'anno: anche se si tratta di un'amichevole...». Aforisma alla Prisco, perché come papà Peppino, anche Luigi Maria quando parla lascia il segno. Il figlio del vicepresidente icona dell'interismo, a sua volta avvocato, ha ritirato nel mese di novembre l'onorificenza Paladino delle Memorie alla scuola militare Teulié di Corso Italia: «Devo dire con una punta di orgoglio che il nome di mio padre è vivo. Quando vado a cambiare la batteria del telefono e lascio il cognome, anche l'addetto di 25 anni mi chiede se sono parente di quel Prisco». Quel Prisco che campeggia sulle bandiere al secondo verde del Meazza, che viene cantato nelle sigle dei prepartita allo stadio e le cui frasi sono incise sulle sciarpe in vendita nelle bancarelle. Anche nel 3-0 al Monaco di mercoledì, quando lo stadio alzava boati ai gol contro Milan e Juve che apparivano sul tabellone. «Per forza, lo shadenfreude ce l'abbiamo tutti: la gioia del disastro altrui», graffia Prisco. «Frequento gli stadi dal 1958 e non so quanti derby ho visto dal vivo, ma oggi sono fautore del calcio in tv. Nel 2022 mio padre fu inserito nella Hall of Fame dell'Inter e ci invitarono al Meazza, credo sia stata l'ultima volta. Frequentavo anche l'Inter club intitolato a Vecchioni, a Stradella, con il compianto governatore Mario Filipponi. Oggi sono tesserato all'Inter club Dorgali, dove ciò che si mangia e si beve è comunque buono. Mio padre, invece, con gli alpini faceva finta di bere, ma posava il bicchiere pieno perché non assumeva alcolici. Immaginarmelo al derby vinto per la seconda stella sarebbe stato come vederlo assumere cocaina». Prisco, a suo modo, sa comunque tendere la mano al Milan: «Vista da interista, dico che è stato un bene mandare via Maldini: per noi è stato un vantaggio. Le ultime contestazioni dei tifosi del Milan? Mi sento di dar loro ragione». Anche perché c'è un altro punto di giuntura con i cugini, «con cui si arriva allo stadio insieme, cosa che in altre città d'Italia sarebbe impensabile in un derby. Il rivale è il Milan, ma anche lui è compagno di sventura nei confronti della Juve, a cui un po' tutti attribuiscono furti ferali».
Al giorno d'oggi, «a mio padre piacerebbe Barella, anche se ricordiamoci che noi siamo nati da uno scisma nel 1908 perché si voleva negare il tesseramento ad altri svizzeri. Oggi si fregherebbero le mani nel vedere Sommer protagonista».
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