Danzica - Sotto il cielo di Danzica, ricoperto di minacciosi nuvoloni, comincia oggi, in uno stadio moderno e attraente, l’europeo di Prandelli e di Balotelli, i due grandi debuttanti della compagnia. Non si colgono cospicue speranze all’orizzonte, semmai si moltiplicano le ansie e le preoccupazioni e non solo perché davanti agli azzurri avanza minacciosa la sagoma della Spagna, candidata numero uno a replicare il successo continentale di Vienna 2008. La missione, per il club Italia, è quella di sempre: superare di slancio il primo turno. Dai quarti in avanti può accadere di tutto: stupire o ammainare il tricolore salvando l’onore. Il rischio è dietro l’angolo: lasciarsi spiazzare dalla Croazia, mina vagante del girone, ed uscire a testa bassa al primo turno, come accadde alla Nazionale di Sacchi e Trapattoni, in Inghilterra e Portogallo. «Ho sensazioni buone. Il pessimismo che ci scorta non mi procura fastidio, anzi» è la franca ammissione del Ct che si presenta all’appuntamento con la conferenza-stampa fresco di barba e riposato. «Ho dormito come un bimbo, sono felice e contento come uno studente che ha fatto tutti i compiti, poi ci sarà il tempo della tensione» fa sapere senza tradire una sola ruga. Sul volo polacco della Nazionale pesa il piombo di uno stato fisico non eccellente e l’incognita di uno schieramento (difesa a 3 con De Rossi arretrato tra Chiellini e Bonucci per sostituire Barzagli, infortunato) inedito e le tensioni provenienti dal fronte interne del calcio-scommesse. Piove e fa fresco, qui a Danzica: il clima può aiutare a spendere insospettabili energie nella sfida d’esordio, di solito decisiva per la qualificazione. «Bisogna dare tutto, poi faremo 3 cambi» è la prima disposizione passata allo spogliatoio.
Con la Spagna la tradizione è dalla parte del calcio italiano, ultimo precedente l’amichevole di Bari, vinta 1 a 0, nel 2008 l’Italia di Donadoni fu estromessa ai rigori. «Troppo lontana per risultare attendibile quella partita» è il giudizio intelligente di Prandelli. «La Spagna gioca a memoria e sempre allo stesso modo» informa Francesco Rocca, la spia utilizzata nell’occasione. Il Ct è dello stesso avviso. «Loro si divertono, è una questione culturale, non li raggiungeremo mai» è la convinzione del tecnico, capace di dedicare un tenero pensiero ai terremotati («quelli sono i problemi veri»). Perciò ricorre al blocco granitico della Juve, uscito con lo scudetto da una stagione massacrante, rimodellando il disegno tattico rispetto alle sue abitudini: vuole opporsi al dominio del palleggio spagnolo e sperare che Pirlo riesca a innascare i due mattacchioni in attacco. A dispetto di qualche deprimente cifra (nemmeno un gol nelle ultime tre esibizioni azzurre) Balotelli e Cassano sono la nostra unica arma letale. Mario è un talento indisciplinato e imprevedibile: può inventarsi un gol impossibile o farsi prendere a calci nel sedere con la stessa facilità. «Dev’essere generoso» è la raccomandazione di Prandelli. Cioè deve giocare con la squadra e per la squadra e non immaginare di poter fare tutto da solo, come nel cortile di casa sua, con gli amici del quartiere. Fantantonio, scortato da moglie e figlio, è il genio che può lasciare il segno sulla schiena di Casillas. Al resto devono provvedere i superstiti di Berlino, Buffon in prima fila, schierato ieri al fianco di Prandelli e scoperto dai cronisti con gli occhi attraversati da qualche nuvola, lo scandalo scommesse insomma. La sua risposta è una piccola assicurazione sulla vita azzurra: «Siamo qui per cercare di stupire. Dove arriveremo? Basta aspettare».
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