Dopotutto gli bastano due note, giusto il tempo di una schitarrata di Keith Richards e Mick Jagger diventa a 74 anni il rocker più giovane in circolazione. Salta e balla, ehilà sono ancora qui alla faccia di chi dice che sono finito. Rolling Stones di fianco alle mura rinascimentali di Lucca. Cinquantaseimila spettatori con biglietti fino a 1300 euro, e lì sugli sky box in alto alla sinistra del palco c'è un migliaio di persone che si gode lo show seduta al tavolino (in tribuna arriveranno anche Xavier Zanetti, Valentina Lodovini, Emanuele Filiberto, Susanna Camusso e Bebe Vio). Quando tra fumi rosso inferno inizia 'Sympathy for the devil', il rock è quello degli anni Sessanta, rumoroso e scombinato come allora, ma il pubblico è spesso solo figlio o nipote di quel tempo perché in platea, scatenati oppure assembrati come a una cerimonia, ci sono tutte le età possibili, nonni, genitori e nipoti, signore con il tailleur o il cappottino stile Swingin' London e "harleysti" super tatuati e foderati di pelle. In fondo qui c'è il suono di un secolo e la possibilità che diventi soltanto un ricordo perché le canzoni non hanno tempo, ma i musicisti sì, e Charlie Watts ha appena compiuto 76 anni. Però se questo si rivelerà l'ultimo concerto degli Stones in Italia non interessa proprio nessuno perché qui sono tutti impegnati a (ri)vivere una colonna sonora che li accompagna da decenni.
Il suono è compatto e la batteria asciutta proprio come dovrebbe essere anche nei due blues dal disco 'Blue & Lonesome' (Just your fool e Ride 'em on down). "Scusate non è Puccini", scherza Mick Jagger prima di presentare il super classico 'Let's spend the night together' scelto con un sondaggio social. In fondo, come dice il secondo dei brani, It's only rock'n'roll (but I like it), è soltanto rock ma mi piace, e basta il riff You can't always get what you want per accendere in tutti la luce dei ricordi. "E' la prima volta qui in Toscana" dice in italiano Mick Jagger fasciato da una giacca di paillettes d'oro sopra una camicia fucsia e da una voce che lascia tutti a bocca aperta. D'altra parte, i Rolling Stones sono un'enciclopedia della memoria perché hanno iniziato quando alla Casa Bianca c'era Kennedy, hanno superato sei Conclavi e l'unico potente più longevo di loro è la Regina Elisabetta. Sono sopravvissuti ai vizi e a loro stessi e sono diventati una moda che non va mai fuori moda neanche se, come a San Siro nel 2006, Mick Jagger inizia a cantarela brutta 'Come le mie lacrime' versione italiana di As tears go by uno dei primi brani scritti da loro nel 1965. Sul palco (molto essenziale, con quattro parallelepipedi video alti una ventina di metri) Keith Richards con un cappottone fino ai piedi è pressoché immobile e Ron Wood fa tutto il resto del chitarrismo, mentre Charlie Watts non cambia espressione neanche durante le rullate più faticose.
Tutti coloratissimi. Tutti a godersi gli applausi mentre come quattro monumenti del rock che impacchettano una ventina di pezzi nei quali ci si sono specchiati tutti. Da Miss you a Start me up e Satisfaction, è andato in scena il bignami del rock figlio del blues, delle chitarre ruvide e del superomismo che diventa performance al di là dei limiti umani. I Rolling Stones in quattro totalizzano 294 anni, hanno pubblicato il primo disco quando la Ferrero lanciava la Nutella e anche loro sono ancora qui con lo stesso prodotto, né più nè meno: il rock'n'roll mescolato al glamour. Erano arrivati a Pisa con un volo privato e poi si sono sparpagliati nei due migliori alberghi di Firenze, il Four Seasons e il Saint Regis. "Ieri ho passato una deliziosa giornata con la signora May (premier inglese - ndr) e abbiamo mangiato un gelato al Ponte Vecchio" ha detto Mick Jagger che ha anche visitato gli Uffizi. Poi ieri sera tutti si sono trovati al Palazzo Ducale di Lucca prima dello show. Ciascuno con il proprio camerino in codice. Quello di Jagger si chiama "Workout". Quello di Ron Wood è "Recovery" visto che ha appena trascorso un po' di tempo in ospedale per una cisti al polmone (ma è in formissima). Il Cotton Club è di Charlie Watts mentre Keith Richards entra nel Camp X Ray (fantastico quando lui poi ha presentando il brano Happy dicendo con accento napoletano "Alla faccia di chi ci vuole male") . Il tutto in un'atmosfera asettica e comunque ben lontana dall'iconografia che vuole i camerini delle rockstar attrezzati solo con Jacuzzi e champagne. Perciò se ieri sera questi supersettantenni hanno mandato a casa un pubblico sorridente, il merito è più che altro della voglia di non scendere dal treno della storia.
Non a caso sui manifesti hanno imposto di non scrivere Rolling ma solo Stones come le pietre che segnano le miglia delle strade (e anche per evitare i sempre più frequenti giochi di parole inglesi tipo "Rolling Bones", ossa rotolanti). E il tour si intitola "No filter", senza filtri, e magari anticipa un disco di inediti che sarà solo un pretesto per ricominciare a girare il mondo a modo loro, cioè riverniciando un'altra volta la parola rock.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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