Gli italiani sono assuefatti dal tubo catodico, che diventa irresistibile come un cornetto appena sfornato. La tivù commerciale ha fatto breccia in tutte le case del Bel Paese, a un punto tale da divenire una figura certa e rassicurante, quasi un membro effettivo della famiglia intorno al quale riunirsi in religioso ossequio, nella ritualità del divano. Da quando le reti Fininvest sono esplose promettendo intrattenimento, storie e racconti, non c'è sera che il telecomando non diventi incandescente nel frenetico zapping tra Canale 5, Italia 1 e Rete 4. Dagli schermi vengono proiettate nelle sale domestiche le telenovelas straniere, i film americani, i colorati programmi di svago e l'innovativa tv dei ragazzi. Sembra qualcosa di magico, ma a un certo punto l'incantesimo si interrompe. Le trasmissioni vengono brutalmente sospese: in alcune regioni d'Italia, digitando i canali del Biscione, compare una scritta sinistra che recita così: "A seguito del sequestro disposto dal pretore, le trasmissioni Fininvest sono sospese". È martedì 16 ottobre 1984, una vasta porzione di italiani si risveglia con lo sconforto nel cuore.
Gli italiani scendono in piazza
In Piemonte, nel Lazio e in Abruzzo arriva la doccia gelata. La tivù commerciale si è rotta, irradia un unico e fastidioso rumore sabbioso. I più piccoli si disperano perché non potranno più guardare gli amati "Puffi", quei simpatici omini blu costantemente ricercati dal perfido Gargamella, così come le massaie smarriscono l'appuntamento quotidiano con "Dallas" e "Il pranzo è servito", mentre i ragazzi che si erano abituati alle gesta di "Superflash" e della scalcinata banda dell' "A-Team", iniziano a ribollire di frustrazione. Gli italiani, dunque, si riversano in piazza, si danno appuntamento per le strade con cartelloni e manifesti di disappunto per la decisione calata dai vari pretori regionali. Nell'aria iniziano a confluire cori con ritmi da stadio, che intonano a gran voce "Cinque, Cinque, Cinque!". In quelle frenetiche ore del gelido autunno del 1984, si assiste inesorabilmente a una sommossa popolare in nome della scatola magica chiamata televisione.
Il perché dell'oscuramento
Fino al 1970 soltanto lo Stato poteva possedere le televisioni, dopo quella data comincia una graduale apertura nei confronti della liberalizzazione delle frequenze, a una sola condizione: quest'ultime dovevano essere locali. La Rai, quindi, proteggeva il suo monopolio a livello nazionale. Nel tempo, la Fininvest acquista una serie di frequenze a carattere regionale. Nel 1984 l'oggetto del contendere è l'interconnessione. Di che si tratta? Tramite le varie frequenze territoriali acquisite, il gruppo riforniva quotidianamente le varie sedi locali con videocassette che poi venivano mandate in onda alla stessa ora: un escamotage che simulava la diretta nazionale in piena regola. Ma alcune tv locali fanno ricorso per interrompere questo fenomeno e in ottemperanza all'articolo 195 del Codice Postale, Canale 5, Italia 1 e Rete 4 subiscono la sospensione delle trasmissioni.
L'intervento risolutivo
La protesta popolare non si placa e anche TV Sorrisi e Canzoni se ne esce con un titolo esplicativo: "Chi vuole romperci il telecomando?". Il 18 ottobre del 1984 viene organizzata una diretta del programma intitolato "Black out", in onda su Canale 5 dalla diffusione ridimensionata. La conduzione viene affidata a Maurizio Costanzo e a Corrado. Due volti noti, fedeli e amichevoli. Questo "talk show" d'assalto viene allestito nel Teatro Giulio Cesare di Roma, che viene riempito in ogni ordine di posto da una folla inferocita che richiede a gran voce il ritorno in video dei propri amati eroi della tivù.
Questo spettacolo riesce a smuovere l'opinione pubblica e, a suffragio della causa, interviene la società Istel (antenata dell'Auditel) che snocciola dei dati entusiasmanti: ogni giorno 35 milioni di telespettatori, per almeno due ore, transita sulle reti Fininvest. L'elemento più sorprendente, però, è un altro: durante l'oscuramento, una media di 4 milioni di telespettatori rimane sintonizzata su Canale 5, Italia 1 e Retequattro in attesa della ripresa delle trasmissioni. Una devozione assoluta alla tivù commerciale.
Dopo un'attesa di 48 ore, Bettino Craxi, presidente del Consiglio, appronta il decreto che consente alle emittenti di tornare al proprio ruolo da protagoniste dell'etere. È sabato 20 ottobre quando tutto torna alla normalità. Appena in tempo per la prima di "Premiatissima '84".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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