I punti chiave
Mai titolo di altezza reale fu tanto adeguato a un principe come nel caso di Emmanuel Galitzine, l’araldo volante che dopo essere scampato alla Rivoluzione d’Ottobre, si arruolò nella Royal Air Force britannica per dare filo da torcere ai nazisti che volevano imporre la svastica in tutta Europa.
Pronipote dello zar di tutte le Russie Paolo I, il principe era nato in Russia all'alba della rivoluzione bolscevica e la sua famiglia fu costretta a darsi alla fuga come tutti quanti facevano parte dell’aristocrazia russa per non rimanere vittime delle esecuzioni sommarie che stermineranno, tra gli altri, anche tutta la famiglia Romanov. Stabilitosi a Londra, il futuro asso dell’aria aveva ricevuto una buona educazione nonostante la precaria condizione di esule, e benché non fosse stato richiamato alle armi, allo scoppio del conflitto decise di arruolarsi nell’aviazione britannica che presto avrebbe avuto un disperato bisogno di piloti. La perdita di sua madre, rimasta uccisa proprio a causa di una bomba sganciata durante un blitz della Luftwaffe tedesca in quella che fu la Battaglia d'Inghilterra, non poté far altro che aumentare la sua ostinazione nel combattere quegli uomini che notte e giorno bombardavano la terra che lo aveva accolto.
Piloti da guerra nella stratosfera
Brevettato al volo dall'aeronautica finlandese, dopo essere stato a lungo sospettato d'essere una spia nemica per via del suo passato singolare, venne assegnato alla medesima squadriglia Raf che aveva visto volare tra le sue fila il famoso giocatore di rugby e principe russo, come lui esule, Alexander Obolensky, entrerà nella storia il 12 di settembre del 1942; quando a bordo del suo caccia monoposto Supermarine Spitfire Mk. IX per appositamente modificato per operazioni "ad altitudini elevate" intercetterà un bombardiere/ricognitore d'alta quota tedesco, il Junker 86 R-2 pilotato dal sottufficiale Horst Götz e comandato dal tenente Erich Sommer.
Solitario e indisturbato il bombardiere sperimentale tedesco fluttuava nell'aria rarefatta e gelida a oltre 12mila metri d'altezza sopra Southampton, quando il caccia dalla particolare livrea celeste di Galitzine lo intercetta nel tentativo di trovare battaglia.
Convinto che un caccia monoposto non avrebbe avuto l'ardore e la capacità di seguirlo ad una quota ancora più elevata, il comandante del bombardiere tedesco aveva ordinato di portare lo Junkers alla proibitiva altitudine di 13mila metri, certo di seminare l'inglese per proseguire senza spiacevoli contrattempi; ma scoprirà ben presto che quello Spitfire appositamente modificato non ha nessuna intenzione di mollare la preda. Galitzine infatti sgancia il serbatoio ausiliario e spinge al massimo i motori Rolls-Royce Merlin del suo caccia per portarsi alla stessa altitudine, nella stratosfera, e punta lo Junkers dritto sulla coda. È lì, sopra ogni nuvola, che il duello ha iniziò. Sarà il combattimento aereo alla maggiore altitudine mai registrato prima nella storia.
Una vittoria senza vittime
Per analizzare la straordinarietà dell'evento, è innanzitutto corretto ricordare che un aereo di linea attuale come un moderno Airbus A380 dichiara una tangenza massima di 13.100 metri. Metro più metro meno, dunque, il giovane e ostinato Galitzine, allora 24enne, era impegnato ad ingaggiare a oltre mille metri di altezza oltre l'inizio della stratosfera un bombardiere tedesco con un solo cannoncino, quello dell'ala destra - dal momento che l'altro, a causa della rigida temperatura imposta dall'altitudine, si era già congelato rivelandosi inservibile.
Furono appena poche raffiche - assai complicate dal rinculo del cannoncino da 20 mm che provocava pericolose imbardate e dalla scia di condensa lasciata dallo Junkers tedesco - a essere scaricate da Galitzine. Almeno uno o due colpi, tuttavia, centrarono le ali del bombardiere convincendo i tedeschi a ritirarsi per riportare l'accaduto: un rapporto che spingerà la Luftwaffe a considerarsi "vulnerabile" anche ad alta quota, cancellando dai suoi programmi l'idea di lanciare ulteriori raid di quel tipo contro l'Inghilterra.
Il principe aveva in qualche modo ottenuto la sua piccola vittoria: le bombe tedesche non sarebbero più cadute da altissime altitudini per colpire bersagli completamente ignari dell'agguato nemico. Avrebbe continuato a volare, fino alla fine del conflitto, prendendo tra le altre parte dall'Operazione Anvil-Dragoon: lo sbarco nella Francia meridionale che lo vedrà decollare più di una volta dal campo di volo di Ramatuelle, proprio alle spalle di Saint Tropez.
Quando non avrebbe mai immaginato, 33 anni più tardi, di incontrare a Londra quel pilota tedesco che aveva duellato con lui nella stratosfera in una mattina di fine settembre.
Davanti a un bicchiere di sherry si raccontarono i problemi che avevano incontrato quel giorno a quell'altitudine proibitiva tanto per l'uomo quanto per loro straordinarie macchine volanti, felici di ritrovarsi vivi, entrambi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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