Ragazzi, non dimenticate il D-Day

Un sondaggio inglese ha mostrato delle statistiche preoccupanti sui giovani e sulla loro memoria storica. Nell'80° anniversario del D-Day, una riflessione forse è necessaria

Ragazzi, non dimenticate il D-Day
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Nelle scorse settimane, il Telegraph, noto quotidiano del Regno Unito, ex-impero particolarmente attaccato alla sua storia e ai suoi veterani, ha pubblicato un articolo dal titolo: "Quasi la metà dei giovani adulti non sa cosa sia il D-Day". Così, mentre si avvicinava l' 80° anniversario dello sbarco in Normandia - oggi ricordato e celebrato in tutto il mondo - il sondaggio rivelava statistiche preoccupanti.

La Commonwealth War Graves Commission, organizzazione intergovernativa la cui principale funzione è quella di identificare, registrare, conservare le tombe e i luoghi di commemorazione dei caduti delle forze armate del Commonwealth nel primo e secondo conflitto mondiale, ha scoperto che solo il 48% delle persone di età compresa tra 18 e 34 anni ricordava il D-Day, non essendo al corrente dello sbarco delle forze Alleate sulle spiagge della Normandia, nel 6 giugno del 1944. Questa percentuale è addirittura "salita" al 59% quando il sondaggio ha previsto il coinvolgimento di tutte le fasce d'età. Guardando, in particolar modo, alle generazioni più giovani come Millenials e Generazione Z.

Secondo la statistica "uno su cinque", ossia il 21% dei giovani, ha affermato di "non sapere affatto cosa fosse il D-Day". Il 12% credeva si trattasse del "giorno in cui la Germania si arrese incondizionatamente alle forze alleate". Confondendosi con il Victory Day in Europa, festeggiato l'8 maggio del 1945. Mentre il 22% percento degli interpellati, invece, ritiene addirittura che non ci sia "alcun bisogno di commemorare questo o simili eventi commemorativi".

Almeno un giovane su 10 giovani ha affermato ritenere gli eventi commemorativi di questo tipo come "noiosi e ripetitivi", aggiungendo che, secondo il suo pensiero, "i soldi potrebbero essere spesi meglio altrove". Un buon 61% degli intervistati di tutte le fasce d'età ha invece affermato che una ricorrenza come l'80° anniversario nel D-Day, il giorno in cui 10mila uomini, tra americani, inglesi, canadesi e francesi liberi persero la vita per "liberare" la Francia e l'Europa del Nazismo avrebbero offerto un'opportunità di riflessione. Opportunità quando mai importante, date le centinaia di migliaia di giovani soldati che sul fronte ucraino hanno perso la vita negli ultimi due anni di guerra alle porte di quella stessa Europa.

Secondo l'associazione britannica che ha rilasciato queste statistiche, il Regno Unito si trova in un "punto di svolta per l'eredità della commemorazione". Fondamentale per "mantenere il legame e ispirare interesse nell'onorare coloro che sono venuti prima". Non è difficile immaginare, una volta persa la memoria e la testimonianza diretta degli ultimi veterani, e perduto l'interesse per la Storia che sembra essere in calo tra le nuove generazioni, come alcune date importanti e focali dei nostri processi storici e culturali possano essere traviati dal pericoloso revisionismo Woke nella sua retorica anti-bellicista così tranchant. Fino ad essere sepolti nel passato e completamente rimossi, generazione dopo generazione.

Un problema che riguarda molto da vicino l'Italia. Che della sua complessa storia, dal Risorgimento, alle due guerre mondiali, agli anni della Guerra Fredda e agli Anni di Piombo, dimostra spesso molta confusione nella memoria storica. Rivelando i risultati scadenti di un approccio estremamente scolastico, superficiale ed regolarmente divisivo.

Tra le foto preferite di chi scrive queste righe, una molto bella è stata scatta una mattina d'estate di molti anni fa. Ritrate un bambino di poco di più di un anno seduto davanti a una fila di uomini anziani; imbiancati nei loro blazer blu con il basco in testa fregiato degli stemmi delle vecchie divisioni di appartenenza, le cravatte con i colori del reggimento, e il petto appuntato di medaglie. Erano veterani inglesi di Sword Beach che erano tornati in gita nei luoghi dello sbarco per ricordare quei giorni; e volevano prendere in braccio mio fratello più piccolo durante un viaggio di famiglia in Normandia per scattare una foto ricordo.

Lui ora è un giovane Millenials e potrebbe anche essere tra quei giovani citati dal Telegraph. Ma io non credo. Forse dovrei chiedere se ricorda il giorno del D-Day. Il giorno in cui tanti giovani uomini, molto più giovani di lui ora, hanno dato tutto per un ideale di libertà che non dovrebbe mai essere dimenticato.

E domandare anche se sa bene cosa è successo sul Piave, o sulle alture dell’Amba Alagi, sulla linea del fuoco di El Alamein, a Cefalonia e nelle acque d’Alessandria d’Egitto. Forse dovremmo farlo tutti, e a quanti volessero conoscere quelle storie iniziare con devozione, gratitudine e pazienza a raccontare quanto ci è stato tramandato, per non dimenticare.

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