Strage di Cesano, sos dai locali notturni: "Controlli e pene più dure"

Il presidente delle discoteche milanesi Citterio: "Le tabelle alcolemiche non servono se chi guida ubriaco poi la fa franca". De Corato: "Omicidio volontario per i pirati"

Ancora una strage e ancora nella notte di un week end. Protagonista un giovane appena uscito da un locale, con i valori alcolici fuori norma che non vede un gruppo di turisti e li falcia irrimediabilmente. Ci sono un morto, moltissimi feriti, la disperazione di chi ha perso una persona cara, la rabbia di chi ha assistito impotente alla tragedia. E le solite accuse, le polemiche che vedono sul banco degli imputati, oltre al pirata, anche i locali notturni dove la moda è purtroppo quella di ubriacarsi. Ma i gestori dei locali notturni e d’intrattenimento provano a difendersi. Sono convinti d’aver fatto fino in fondo il loro dovere. Hanno esposto le tabelle sui sintomi alcolici e sulla stima di quanto possono bere gli uomini e le donne. Adesso, Rodolfo Citterio, il presidente delle discoteche e sale da ballo di Milano e provincia, dopo la strage di Cesano, provocata da un giovane ubriaco al volante, si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Senza indugi abbiamo sempre garantito la nostra disponibilità per il pieno rispetto delle leggi. Eppure – aggiunge Citterio – il problema dei giovani che si mettono al volante ubriachi, deve essere affrontato a 360 gradi. Mi sembra insufficiente esporre le indicazioni dei tassi alcolemici. Queste misure devono essere accompagnate da una legislazione più severa. A volte, in molti accusano i nostri associati d’essere insensibili anche di fronte alle stragi che si verificano sulle nostre strade. Non è così. Piuttosto, mi chiedo e chiedo a tutti, perché le forze dell’ordine intervengono con grande impegno e poi certi giudici, nel giro di pochi giorni, restituiscono la patente ai responsabili di incidenti gravissimi, pizzicati a guidare in stato d’ebbrezza?». Rodolfo Citterio, impegnato da anni sul fronte, spesso personalmente s’infila nella movida milanese per verificare la situazione. «Posso garantire al sottosegretario Carlo Giovanardi, che i nostri associati stanno facendo tutto il possibile per rispettare la legge. Ma poi i giovani comprano l’alcol nei supermercati e se lo scolano senza rendersi conto dei pericoli che comporta». Intanto il Silb, una branca dell’associazione pubblici esercizi, (almeno 5.000 iscritti) che rappresenta oltre 200 locali, tra i quali i più noti e chic di Milano, per precauzione, ha invitato a esporre le «tabelle» anche ai bar che esercitano attività d’intrattenimento. «Non solo – termina Rodolfo Citterio –, attraverso una serie di circolari, abbiamo invitato i nostri iscritti a sensibilizzare i giovani al consumo responsabile, a promuovere bevande analcoliche a un prezzo inferiore, impedire l’ingresso dei locali a persone in condizioni di manifesta alterazione psicofisica, avvisando nel caso carabinieri o polizia, iscrivere il personale a corsi di formazione sui temi di alcol e droga». «L’ennesimo grave episodio accaduto questa mattina sulle strade del Milanese conferma che occorre porre un freno alla carneficina, che registriamo soprattutto nei weekend, causata dall’abuso di alcol. Contestare l’accusa di omicidio volontario anziché colposo a chi provoca la morte di altri guidando in stato di stato di ebbrezza o alterazione psicofisica sarebbe un forte deterrente» dichiara Riccardo De Corato, vice Sindaco di Milano e parlamentare Pdl. «A chi guida in stato di alterazione psicofisica - spiega De Corato - in stato di ebbrezza e senza patente, dovrebbe essere contestato l’omicidio volontario e non colposo.

Motivo per cui come deputato ho depositato alla Camera una proposta di legge che introduca l’articolo 585-bis del codice penale, concernente il reato di omicidio commesso a causa della guida in stato di ebbrezza o di alterazione psico-fisica ovvero della guida senza patente. Non possiamo rimanere impotenti - sottolinea De Corato - di fronte ai reiterati episodi che portano consapevolmente morte sulle strade e rovinano intere famiglie».

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