I giorni passano ma niente da fare, l’articolo non arriva, non sul Corriere, non sulla Stampa, non altrove: attorno al gruppo Murdoch sta accadendo l’iradiddio e però tutti fanno finta di niente, si mettono di spalle e pigramente ripetono che c’è un solo problema di libertà di stampa, nel mondo: si chiama Silvio Berlusconi. C’è L’Espresso che di ogni refolo fa un tornado, com’è nel suo stile, e tira in ballo Umberto Eco pensando che ciò sia accreditante con la stampa estera. C’è la stessa stampa estera che riserva al nostro Paese non una vigilanza bensì proprio il contrario: un’ostentata superficialità che sconfina in uno snobistico disprezzo, non la descrizione di come ci considerano, ma di come in generale non ci considerano, di come abbiano in fastidio, bene che vada, un Paese bislacco che preferirebbero se ne restasse al suo posto anziché avventurarsi in politiche estere propriamente dette. C’è gente poi come Di Pietro, un ometto senza pace che in pieno G8 pubblica appelli sull’Herald Tribune nella speranza che sortiscano l’effetto Napoli-1994, quando il summit internazionale sulla criminalità fu beneficiato di un bell’avviso a comparire per il presidente del Consiglio.
E poi c’è Murdoch. C’è questo signore che poveretto anche lui: è solo il proprietario del più vasto agglomerato economico/informativo del mondo ma che c’importa, da noi ha le sfumature del filantropo perché è un concorrente diretto di Mediaset: è come se fosse un qualsiasi Francesco Di Stefano di Europa 7, serve a quello. E che sta facendo Rupert Murdoch? Che fa la sua informazione? L’ha raccontato il Guardian: alcuni suoi celebri quotidiani e periodici hanno assoldato dei detective per spiare telefonate e messaggi di ministri, viceministri, un vice-primo ministro, attori, attrici, allenatori di calcio, personalità a «migliaia» delle quali tuttavia i giornali di Murdoch stano quasi riuscendo a comprarsi il silenzio. Ci stanno riuscendo nella maniera che da noi verrebbe ritenuta la più berlusconiana possibile: pagando, sborsando fior di soldi in patteggiamenti extragiudiziali che rischiano di ammontare a milioni di sterline. Verrebbe da chiedere all’Espresso se il Paese che hanno in mente sia intercettato come avviene oltre Manica, ma c’è un punto più importante, ora: riguarda il modo in cui i giornali di Murdoch stanno dando conto di uno scandalo che sta squassando il Regno Unito. Vadano a vedere, i nostri guardiani della democrazia: altro che Minzolini.
Avete presente Sky? La mitica Sky, l'avveniristica Sky, la vessatissima Sky? Perfetto: Sky non-ha-dato-la-notizia, non l’ha ancora data, mai (solo un articoletto su sito). Per questa vicenda è già intervenuto direttamente Gordon Brown, ma secondo Sky non esiste, nada, niet, non pervenuta. Il Guardian ha citato fonti di Scotland Yard, ma, di fronte a risarcimenti che si prospettano milionari, Rupert Murdoch si è limitato a un probabilissimo «Io non ne sono a conoscenza». Chissà che cosa ne pensano l'ex vice primo ministro John Prescott, la modella Elle Macpherson, l'attrice Gwyneth Paltrow, il cantante George Michael, l'agente delle star Max Clifford, e ancora Andy Coulson, attuale portavoce di David Cameron, e poi l'ex vicedirettore di News of the World, e ancora la direttrice del tabloid Sun Rebekah Wade, appena designata responsabile per tutte le testate del gruppo che tra l'altro pubblica il mitizzato Times. Chissà se è solo la concorrenza ad aver spinto il Guardian a titolare «I giornali di Murdoch pagano milioni di sterline per imbavagliare le vittime di intercettazioni telefoniche».
E forse ora si penserà che si voglia fare la moraletta a quei giornali che da noi tacciono o sottovalutano il caso Murdoch solo perché seguitano a contare i mattoni delle ville di Berlusconi, come se fosse una questione di cosiddetto benaltrismo, come se ci fosse solo da spostare l'attenzione da una casella a un'altra o peggio concludere che nell'informazione il più pulito ha la rogna. Ma che ci frega. Quello che c'è da chiedersi, una buona volta, è quando si vorrà capire, da noi, anche da noi, che l'informazione e il giornalismo soffrono di malattie nel loro insieme, che i confini tra pubblico e privato si vanno ridefinendo alla velocità della luce, che i conflitti d'interesse vanno affrontati purché la loro risoluzione non ceda il passo a conflitti d'interesse anche peggiori, che il bipolarismo all'italiana invece non fa che arroccare ciascuno al suo posto, alla sua poltrona, redazione, proprietà, micro o macro conflitto d'interesse, a ciascuno il proprio e in malora quell'altro.
Nel Regno Unito abbiamo uno scandalo incredibile e tre inchieste: una della magistratura, una dell'Associazione della stampa e una a livello parlamentare. E da noi non si scrive un tubo.
Che abbiamo da noi? L'irrefrenabile desiderio di sputtanare un Paese e un G8 purché trascini con sé anche Berlusconi, abbiamo una battona d'alto bordo che ha ripreso il cesso di Berlusconi col cellulare, abbiamo un circo di mercanti dell'antipolitica che urla al golpe mondiale e all'attentato alla democrazia per via di una legge democratica (un Lodo) che è stata votata dal Parlamento appena eletto, firmata dal capo dello Stato, presto sottoposta al giudizio della Corte Costituzionale. Il problema è Papi, non lo Squalo. Non è a Londra, è a Bari. Direbbe il miglior Moretti: ve lo meritereste, Rupert Murdoch.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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