Sull'alloggio Fini ha scritto il falso. Perché?

La nota dell’ex leader di An suona come una confessione: cita la data del rogito tra le società off-shore di cui aveva giurato di non sapere nulla

Sull'alloggio Fini ha scritto il falso. Perché?

Gianfranco Fini fa filtrare all’agenzia Ansa, tramite fonti della presidenza della Camera, che giudica irrilevanti, le notizie sui mobili desti­nati a Montecarlo pubblicate dal Giornale . Fa addirittura lo spiritoso sull’acquisto di un porta­ombrelli. Ci fa piacere che la terza carica dello Stato abbia ritrovato il buonumore che ultimamente sembra­va aver perduto, ma temiamo che il suo stato d’animo sia frutto di un equivoco. Il Giornale infat­ti ha intervistato uno dei dipendenti della Castel­lucci Arredamenti che, con nome e cognome, rife­risce delle visite del presidente della Camera e del­la sua compagna Elisabetta Tulliani al mobilifi­cio, dei loro colloqui con il designer, del fatto che si parlava espressamente di arredi destinati a una residenza di Montecarlo. Oggi aggiungiamo altri particolari che confermano la veridicità di questa testimonianza. All’ultimo momento Fini e signora hanno cam­biato idea, dirottando la cucina in altra magione, come lascia capire la nota passata all’Ansa? Si so­no forse accorti che era troppo grande per l’appar­tamento di Boulevard Princesse Charlotte, come inopinatamente sostiene Benedetto Della Vedo­va (ma che ne sa lui? Non stava con Pannella ai tempi in cui lo stato maggiore di An faceva sopral­luoghi nel principato di Monaco? Ci si è recato in seguito? Quando? Con chi? E chi gli ha aperto la porta? Mah...)?. Questo al momento non lo sap­piamo. Sappiamo però la cosa che conta e cioè che nel 2009, un anno dopo che la casa lasciata in eredità ad An dalla contessa Colleoni era stata ven­duta a una società off- shore e Fini, come giura per iscritto, non ne aveva saputo più «assolutamente nulla», lui e la Tulliani parlavano davanti a testi­moni di acquistare arredi per un’abitazione a Montecarlo. Quale? Noi pensiamo sia la stessa ricevuta in eredità da An, venduta a società off-shore e poi data in affitto al fratello del­la compagna di Fini. Lo stesso appar­tamento che Fini e la Tulliani fre­quentano con una certa assiduità, co­me alcuni inquilini ci avevano già detto e come conferma clamorosa­mente l’intervista che pubblichia­m o oggi. Se il presidente della Came­ra ha invece altri recapiti a Montecar­lo, ce lo faccia sapere. E magari, visto che c’è, ne approfitti per dare qual­che altra risposta ai quesiti che Il Giornale (ma ultimamente anche qualche altro quotidiano, fra cui per­sino La Repubblica ) gli ha rivolto. Perché questa non è un’inchiesta su una cucina Scavolini e neppure su una culla o un portaombrelli. Quel che Fini finge di non capire è ch e Il Giornale sta semplicemente verificando se sulla casa nel Princi­pato il presidente della Camera ab­bia detto la verità oppure, come mol­ti indizi portano a credere, abbia mentito agli italiani. Il mobilificio è un tassello importante, ovvio. Ma in questi venti giorni ne abbiamo tirati fuori molti altri. Ricapitoliamoli. L’appartamento è stato venduto a 300mila euro dopo che erano state lasciate cadere offerte superiori al milione: perché? Su indicazione di Giancarlo Tulliani la cessione è avve­nuta a favore di una società off-sho­re creata appositamente appena 20 giorni prima: chi era il vero compra­tore che si voleva occultare con que­sto sistema? Come mai lo stesso T ul­liani ha seguito i lavori di ristruttura­zione? E come è possibile che alla fi­ne risulti proprio lui l’affittuario? Quanto p aga ? Quando, precisamen­te, Fini ha appreso con «sorpresa e disappunto» che il cognato abitava lì? In questi giorni dall’inchiesta del Giornale ? Oppure molto prima, co­me rivelano le numerose testimo­nianze che lo collocano più volte in quell’edificio negli ultimi dieci me­si, sempre in compagnia di Elisabet­ta Tulliani e, talvolta, anche di Gian­carlo? Il presidente della Camera ci spie­ghi. Ci spieghi anche, se può, quel che lui stesso ha scritto nella celeberri­m a nota difensiva in 8 punti di dome­nica scorsa e che suona come un’in­volontaria confessione. Afferma, n e­ro su bianco, la terza carica dello Sta­to: «La vendita dell’appartamento è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al notaio Aureglia Caruso e sulla na­tura giuridica della società acquiren­te e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla». Bene, que­sto è semplicemente falso. L’appartamento di Boulevard Prin­cesse Charlotte fu ceduto da An alla società Printemps l’ 11 luglio 2008 nello studio del notaio Paul-Louis Aureglia .

Il 15 ottobre 2008 la casa dell’eredità Colleoni passò, davanti a un altro notaio ( Aureglia Caruso , per l’appunto), dalla Printemps alla società «gemella», con sede nello stesso edificio dello stesso paradiso fiscale, che poi l’affitterà al «cognati­no ». Fini, secondo le sue parole, non poteva saperlo. Eppure lo scrive. Lui, di suo pugno. Visto che ora ha recu­perato favella e persino un po’ di umorismo, ci svela l’arcano, per favo­re? Attendiamo fiduciosi.

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