Sulle tracce di Enea il pio "traditore" di Troia

'eroe pio per eccellenza? Il salvatore dei penati nonché del vecchio padre, Anchise, dalle fiamme che distruggono Troia?

Sulle tracce di Enea il pio "traditore" di Troia

L'eroe pio per eccellenza? Il salvatore dei penati nonché del vecchio padre, Anchise, dalle fiamme che distruggono Troia? L'uomo del destino o addirittura la prefigurazione di tutti i migranti che aggiungono valore ai Paesi in cui si recano, come recentemente ha ipotizzato (per altro tirando un po' per la giacchetta il mito) la grecista Andrea Marcolongo ne La lezione di Enea?

Non proprio e non solo. L'eroe troiano che fa la sua comparsa nell'Iliade, che ritorna nell'Inno omerico ad Afrodite e in molti testi greci minori e che poi ha la sua consacrazione nell'Eneide Virgiliana ha una personalità mitologica molto più complessa di quanto si possa credere. Perché il Mito, a differenza della Storia, procede per sedimentazione. Non esiste una biografia definitiva di Enea. Esistono solo versioni più o meno popolari della sua vicenda. E in alcune di quelle meno note Enea non viaggia affatto verso l'Italia, ma rimane in Asia. Regna su una Troia ricostruita dopo la morte di Priamo. In alcune di queste è addirittura lui a consegnare la città agli Achei per salvarsi la vita. Altro che eroe senza macchia e senza paura, diventa uno scaltro pretendente al trono che per procurarselo vende i concittadini e diventa alleato degli Achei. Nessun cavallo di Troia, piuttosto qualcuno che, pur di prendere il posto di Priamo e dei suoi figli, apre le porte... A confronto la fuga che spezza il cuore di Didone, e rende per sempre nemiche Roma e Cartagine, è una innocua marachella.

Ecco questo Enea molto complesso, ma finalmente a tutto tondo, è quello che emerge dal volume di Mario Lentano appena pubblicato per i tipi di Salerno Editrice: Enea. L'ultimo dei troiani il primo dei romani). Lentano, che insegna lingua e letteratura latina all'università di Siena, parte dall'Iliade per seguire tutti i fili da cui si dipana la costruzione del personaggio. E in effetti è Omero (o chiunque si nasconda dietro questo nome) a gettare i semi che poi germoglieranno per le tradizioni meno lusinghiere sul comportamento del signore dei Dardani (quindi non propriamente un troiano, ma un loro stretto alleato e parente di Priamo). Ad esempio quando sfida a duello Achille quello gli dice: «Forse il tuo cuore ti spinge a combattere contro di me, sperando che regnerai sui troiani, abili nel domare i cavalli, al posto di Priamo? Ma anche se tu mi uccidessi, non per questo Priamo porrebbe lo scettro nelle tue mani: ha figli ed è sano di mente». Non è che uno dei tanti indizi seminati nell'opera di un dissidio interno al gruppo di potere troiano. Un sospetto che autori più tardi come Menecrate di Xanto trasformano nel vero e proprio tradimento di Enea: «Ilio fu presa, perché consegnata da Enea ai nemici. Enea infatti, poiché non era onorato da Alessandro (Paride, ndr) ed era stato escluso dalle cariche sacerdotali, rovesciò Priamo e, comportandosi in questo modo, era divenuto uno degli achei».

Inutile chiedersi, ci ammonisce più volte Lentano, quale delle varie leggende su Enea sia la più corretta.

Il mito è così, prolifera e diventa anche spazio per la battaglia ideologica, in questo caso pro e anti romana (almeno dopo che Roma è diventata una grande potenza) o pro e anti augustea (vista l'origine propagandistica della gens Iulia). Bisogna però conoscere tutto il mito e l'antimito per rendersi conto che a volte certi versi di Virgilio poco spiegabili sono lì proprio per negare le accuse ad Enea. Ma excusatio non petita, accusatio manifesta...

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