Supermercato, un aiuto a chi non vede Sui detersivi prime etichette in Braille

In Italia ci sono 362mila persone non vedenti, 1 milione e 500mila con seri problemi di vista e circa 15mila abituali lettori di alfabeto Braille. Un «esercito» di cittadini, in buona parte impegnati in attività produttive, che ogni giorno devono superare, con energie e coraggio, una serie di barriere e di ostacoli legati anche alla spesa quotidiana e alla necessità di dover poi riconoscere i prodotti anche tra le mura domestiche, magari servendosi di etichette artigianali confezionate in casa per evitare errori. Proprio per correre in loro aiuto, in occasione della seconda Giornata nazionale del Braille e del bicentenario della nascita dell'inventore di questo alfabeto tattile, Henkel lancia un progetto realizzato in collaborazione con l'Istituto dei ciechi di Milano: a partire dal mese di aprile sulle confezioni dei prodotti per la pulizia della casa e del bucato compariranno informazioni in alfabeto Braille. Sfiorando le scatole dei detergenti i consumatori non vedenti potranno «leggere» marchio, nome del prodotto, istruzioni d’uso e avvertenze. «Ci auguriamo che questa piccola rivoluzione - ha dichiarato Mara Panajia, direttore marketing detergents di Henkel - si traduca in un aiuto concreto nella spesa quotidiana e che anche le altre aziende a poco a poco facciano propria questa iniziativa».
Il progetto è stato presentato ieri nel corso della cerimonia ufficiale nazionale che ha dato il via alle celebrazioni della seconda Giornata nazionale del Braille, istituita due anni fa come momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle persone non vedenti. Una celebrazione quest’anno carica di significato particolare, perché coincide con il bicentenario della nascita di Louis Braille, inventore del famoso codice che ha aperto ai ciechi il cammino della conoscenza. Un sistema universale adattabile a qualsiasi lingua e per questo utilizzato in tutto il pianeta, che il ventenne Louis ideò nel 1829 ispirandosi ad un metodo utilizzato dalle forze armate per inviare dispacci notturni e basato su punti in rilievo che si collocano in una griglia di sei caselle distinte. Sessantaquattro combinazioni in grado di coprire la maggior parte degli alfabeti e dei segni di interpunzione. In Italia fu proprio l’Istituto dei ciechi di Milano ad adottare per primo lo studio del codice nel 1864, contribuendo significativamente alla sua diffusione, ed è per questo che lo storico Istituto è stato scelto per l'apertura delle celebrazioni. Nel corso della manifestazione, cui hanno preso parte anche molti studenti milanesi, si è parlato di «Braille tra storia e futuro», ripercorrendo la storia del sistema di scrittura a rilievo fino ai giorni nostri con particolare attenzione per la sua relazione con le nuove tecnologie. La rinnovata applicazione del Braille nei linguaggi digitali ha infatti aperto nuove prospettive di integrazione sociale e professionale per i non vedenti. Oltre a Tommaso Daniele, presidente nazionale dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Rodolfo Masto, commissario straordinario dell’Istituto dei ciechi di Milano e Nicola Stilla, presidente del Club italiano del Braille, hanno preso parte all’incontro anche alcuni rappresentanti delle istituzioni come Mariolina Moioli, assessore comunale alla Famiglia, scuole e politiche sociali, Annamaria Dominici, direttore dell’Ufficio scolastico regionale per la Lombardia e Daniela Benelli, assessore alla Cultura della Provincia di Milano.


Il convegno si è concluso con una visita al piccolo Museo italiano «Louis Braille», allestito in un'ala del Palazzo di via Vivaio per ripercorrere la storia dei tipi di scrittura per i ciechi: un viaggio nel tempo capace di coinvolgere il visitatore grazie alla straordinaria forza emotiva che gli oggetti esposti riescono trasmettere.

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