La svolta di Parigi riporta il Polo verso il sì

Berlusconi: «Il governo deve comunque chiarire modalità e obiettivi della missione»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Convinto che il vertice europeo di stamattina sia «fondamentale», Silvio Berlusconi ribadisce il suo sì alla missione, anche se continua a chiedere maggiore chiarezza e garanzie precise su modalità e obiettivi politici. Puntano soprattutto al ruolo dell’Europa i due alleati principali della Cdl, d’accordo sulla partecipazione italiana alla missione in Libano, ma solo se accanto all’Italia c’è l’Europa. «Se la Francia aumenta i suoi sforzi noi avremo meno dubbi» afferma infatti il leader di An, Gianfranco Fini, nel corso dell’incontro con il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, insieme agli altri leader della Cdl, avvenuto nel corso della lunga giornata diplomatica dell’esponente del governo israeliano. «Se l’Europa c’è, anche l’opposizione farà la sua parte» gli fa eco l’ex-presidente della Camera Pierferdinando Casini, che ribatte che è comunque necessaria molta cautela e responsabilità. «Dopo le dichiarazioni di Chirac adesso al vertice di Bruxelles l’Europa batta un colpo. Dica se esiste e se è una entità politica» afferma Sandro Bondi, coordinatore di Forza Italia che assicura all’esponente del governo israeliano: «Faremo la nostra parte affinché l'Italia possa portare il proprio contributo alla missione di pace in Libano».
Non manca la Lega che, alla fine, garantisce il suo sì alla missione. Lo fa attraverso un’intervista di Umberto Bossi al settimanale Panorama polemizzando con D’Alema e le sue «passeggiate a Beirut» e con parole di apprezzamento invece per il presidente Napolitano.
La promessa della Francia di una maggiore disponibilità alla missione ha avuto subito come effetto di rafforzare l’atteggiamento positivo del centrodestra. Adesso chiedono a Romano Prodi di riferire al più presto in Parlamento, così come definito dalla risoluzione approvata dalle Commissioni congiunte una settimana fa. «Affinché - ribadisce Casini - siano chiare a tutti le regole d’ingaggio, come oggi sembra siano, e sia chiara anche la cornice politica di questa coalizione e in che modo si prepara ad arricchire la missione Unifil». Rispetto all’atteggiamento del governo, Fini ne sottolinea positivamente «il dinamismo», anche se il giudizio finale va dato dopo le decisioni che verranno prese questa mattina a Bruxelles. Riunione che secondo il leader della Cdl Berlusconi «potrebbe dare buoni frutti», soprattutto dopo la decisione della Francia di aumentare l’impegno nella forza Onu.
Più scettico, come sempre, il segretario della nuova Dc, Gianfranco Rotondi che pur dichiarando la sua disponibilità alla missione, si augura che «non ci siano imboscate parlamentari al governo, che metterebbero in ridicolo l’Italia in campo internazionale». E ribadisce che è «giusto che Prodi riferisca in Parlamento. Così come è opportuno che la missione in Libano preveda la partecipazione attiva dell'Europa, altrimenti il rischio sarebbe troppo elevato per il nostro Paese. La strada da seguire è questa». Per Forza Italia il nodo fondamentale rimane quello del ruolo della forza di pace nel disarmo degli hezbollah. «Se è vero che spetta al governo libanese - dicono in casa azzurra - è altrettanto vero che non si sa cosa accadrebbe nel caso in cui l’esercito si dimostrasse incapace di privare la milizia sciita delle armi». Per Silvio Berlusconi, che oggi sarà al meeting di Rimini, dopo il vertice di Bruxelles bisognerà che il governo italiano riferisca al Parlamento e «dia garanzie per fare in modo che gli italiani non rischino più di quanto non possa succedere in una zona difficile e pericolosa».
Discorso ripreso anche da Valerio Carrara, deputato di Fi che sostiene che «dopo le minacce della Siria, gli anatemi dell’Iran e il rifiuto degli Hezbollah al disarmo non c’è una garanzia per i nostri soldati».

E rimprovera al governo italiano di non aver aperto un canale anche con la Russia di Putin, che può fare molto verso la Siria, verso l’Iran e anche verso Israele».
Ribadisce i suoi dubbi anche Maurizio Gasparri di An: «Non c’è alcuna possibilità di partire se non vengono chiariti a livello Onu e ancor più a livello italiano gli obiettivi e le modalità di questa presenza».

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