Tanti tiri niente gol: meglio due punte per bucare i tedeschi

Nella storia dell’Italia vincente una coppia di bomber e un trequartista. Ma anche Prandelli ha i suoi pallini

Tanti tiri niente gol: meglio due punte per bucare i tedeschi

L’elefantessa Nelly, accreditata erede del polpo Paul, l’oracolo dei mondiali sudafricani, ha predetto una vittoria della Germania contro l’Italia. Nelly vive nello zoo di Hogenhagen, in Bassa Sassonia, guidata da Sepp Maier, ex grande portiere della nazionale panzerona, si allena a calciare in porta. Se fa gol, annuncia la predizione. Finora ci ha sempre preso. Ecco, in nome del gol l’elefantessa parla. Tipica filosofia del calcio: l’Inghilterra lo ha capito ancora una volta. I giornali d’Oltremanica hanno fatto tiro al bersaglio con le cifre: un solo tiro in porta, 833 passaggi italiani contro i 364 inglesi. Nessun gol tranne ai rigori.

Il calcio è un gioco fatto per il gol, lo sa bene anche Prandelli. L’Italia è la squadra che ha segnato meno tra quelle arrivate alle semifinali, ma contro gli inglesi ha sprecato molto: 35 tiri in porta, ha fatto sapere il ct. Che poi ha elencato le benemerenze di Cassano, rappresentate da tre tiri e due assist. Non proprio esaltante per la seconda punta di una nazionale. Una volta c’era il generoso Ciccio Graziani che sgobbava tanto e tirava meno. Ma non così poco. Ieri i francesi hanno scritto che Balotelli era “un peu ballot” , un po’ imbambolato. In effetti ha provato ogni soluzione per non segnare. Tutto questo dovrebbe insegnare qualcosa. La nazionale ha necessità di essere più precisa al tiro, più preoccupante, insomma di segnare di più. Invece Prandelli è venuto a raccontare che «la Germania è forte, ma nessuno è imbattibile». Dev’essere una scoperta dell’ultima ora, un saggio di filosofia di vita a cui nessuno era mai arrivato. Però ha garantito: io non cambio. Dunque l’imbambolato Balotelli e lo sparagnino Cassano dovranno demolire i tedeschi. Tutto è possibile, prenda nota anche di questa massima. Ma nulla è certo, non male pure questa.

L’Italia piace e convince la gran parte dei suoi tifosi. Il popolo di twitter si è sciolto davanti al cucchiaio di Pirlo, ma prima della partita con gli inglesi, con altrettanto tifo e accanimento, aveva dimostrato di preferire Diamanti a Montolivo. E il piede d’oro del Bologna ha dato ragione agli estimatori. Quando è entrato ha creato il disordine, messo alle corde gli inglesi. E con lui ha fruttato la freschezza di Nocerino che, una volta di più, ha dimostrato di avere un incredibile senso del gol. Bene, tutto questo al ct pare interessi poco. Ha ribadito: non cambio.

Prandelli si lamenta perché la nazionale avrà meno tempo per il recupero, ma non vuole affidarsi a forze fresche, preferisce i soliti noti: bravi, d’accordo, ma la stanchezza tira brutti scherzi. In un match da roulette russa la poca lucidità può creare danni, in attacco rischia di essere devastante. Acclarata la bravura di Cassano, perché non vederlo solo nella seconda parte della partita? Fantantonio non regge oltre i 50 minuti, ma nei primi trenta ha il guizzo che conquista. Finora Prandelli ha avuto sempre ragione, pur dando l’impressione di sbagliare formazione. Il successo cancella ogni dubbio, ma stavolta rischia grosso. Serve un’Italia più realizzativa. Perchè non Di Natale (visto che Borini non viene considerato) e Balotelli? C’è una scelta rimasta sullo stomaco a tanti: l’esclusione di Destro per fidarsi invece di Borini o Giovinco, un po’ cenerentoli.

Ma ogni ct ha i suoi pallini. Bearzot si è negato Pruzzo, Lippi lo ha imitato con Cassano. Prandelli non vuol provare la logica di una coppia. Eppure la doppia punta è nella tradizione degli italiani tacciati come catenacciari e difensivisti. Le grandi vittorie sono arrivate sempre con due cannonieri e un trequartista. Senza riportarci alla nazionale di Pozzo, basta ripassare un po’ di storia recente: Boninsegna -Riva e Rivera trequartista a Messico ’70. Eppoi Anastasi e Riva, con Mazzola in aggiunta agli europei’68. Rossi e Bettega al mondiale argentino nel 1978. Rossi e Graziani o Pablito e Altobelli nel 1982. Totti e Toni, oppure Iaquinta e Toni nel 2006. Sempre due punte e un trequartista, anzi Mazzola era una punta aggiunta.

Totti era il meno attaccante degli attaccanti, ma con dimensione fisica ben diversa da Peter Pan Cassano. Così l’Italia ha vinto e lasciato il segno. Chissà... anche questa che tira tanto, e segna poco, andrebbe ripensata senza presunzioni da ct vincente.

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