Anche le tartarughe sono in grado di formare gerarchie sociali ed è proprio così che competono per il cibo, per il partner e per il territorio. A dimostrarlo è un nuovo studio, condotto dai ricercatori dell'unità per la Conservazione della biodiversità del dipartimento di Scienze dell'ambiente e della Terra dell'Università di Milano-Bicocca. Il team ha osservato il comportamento di alcuni esemplari di tartaruga palustre europea, la Emys orbicularis galloitalica. Gli animali sono stati seguiti durante la fase di allevamento in condizioni controllate (headstarting), attuata per ridurne drasticamente la mortalità post-natale in natura, nell'ambito di un progetto di reintroduzione della specie nel Parco regionale di Montevecchia e della Valle del Curone (Lecco), avviato in seguito all'estinzione della specie a livello locale, avvenuta presumibilmente circa un secolo fa. I ricercatori si sono così resi conto che le tartarughe sviluppano comportamenti sociali fin da giovanissime. Durante la somministrazione di cibo, per esempio, gli studiosi hanno registrato tentativi di morso sia alla testa sia alla coda e anche delle simulazioni di monta, che negli animali non ancora maturi sessualmente assume un significato diverso da quello riproduttivo. Analizzando il numero e la tipologia di questi atteggiamenti, i ricercatori hanno dimostrato che, a partire da circa due mesi di età, le giovani tartarughe sono in grado di stabilire una vera e propria struttura gerarchica, con individui dominanti e altri sottomessi, come accade in diverse specie di uccelli e mammiferi. Una volta formate, le gerarchie sembrano rimanere stabili nel tempo, nonostante le differenze di rango siano risultate poco marcate, visto che le tartarughe sottomesse hanno mostrato comunque la possibilità di vincere uno scontro contro altre dominanti. Lo studio ha messo in luce anche che, a differenza di quanto accade in molti mammiferi, la posizione sociale di questi animali non sembra essere determinata dalla loro dimensione corporea. Ma dal carattere. Visto che le tartarughe di piccole dimensioni, ma con un piglio deciso, possono avere la meglio su quelle più grandi. «Che le tartarughe siano in grado di stabilire delle strutture sociali non è solo un contributo alla conoscenza della vita di questi affascinanti rettili spiega Luciano Bani, docente di zoologia di Milano-Bicocca - ma ha anche un importante risvolto pratico che deve essere preso in considerazione durante l'allevamento di questi animali per ridurre le interazioni aggressive e garantire uno stato di salute e un accrescimento ottimali. La prossima sfida per i ricercatori prevede lo studio dei comportamenti sociali in un ambiente naturale, come nello stagno nel Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, dove le tartarughe sono state rilasciate con successo e in salute nell'estate del 2018». La tartaruga palustre europea subisce da diversi decenni gli effetti negativi della perdita degli ambienti naturali e dell'introduzione di specie alloctone (come le tartarughe acquatiche vendute dai negozi di animali e poi rilasciate in natura) e in molte zone del nostro territorio proprio per questi motivi è scomparsa. I progetti di reintroduzione permettono di ripristinare le popolazioni originarie e di sensibilizzare la popolazione su diversi aspetti legati alla conservazione della fauna.
Questi programmi spesso prevedono una fase di allevamento delle tartarughe neonate per permettere loro di accrescere velocemente e superare indenni la prima fase di vita, in cui sono più vulnerabili. Per questo, conoscerne a fondo i comportamenti, e le strutture gerarchiche, può servire a preservarle al meglio e a garantire loro un futuro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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