Al Teatro Parenti si ride con "La scuola delle mogli" di Molière

In scena fino al 21 novembre l'opera del grande parigino nell'adattamento e con la regia di Valter Malosti

Altro debutto teatrale milanese, questa volta al Franco Parenti, dove, fino al 21 novembre, sarà in scena un classicissimo tra i classici, ovvero "La scuola delle mogli» di Moliere, nella versione italiana e adattamento del regista Valter Malosti. Dopo il premio 2009 dell'Associazione nazionale critici italiani per la regia degli spettacoli "Quattro atti profani" di Antonio Tarantino e "Shakespeare, Venere e Adone", Malosti affronta dunque per la prima volta il grande parigino. E veniamo al contenuto della piece.
Arnolphe, inventatosi "Signore del Ceppo", è un ricco "originale", feroce sbeffeggiatore delle disgrazie coniugali, pensatore sui generis, ossessionato dall'idea di costruirsi una moglie perfetta, una sorta di bambola innocente, schiava e ottusa, che lo risparmi dalle corna. Arnolphe sta per sposare la giovanissima Agnès, una trovatella che egli stesso ha cresciuto ed educato, con la complicità delle suore di un convento, nella più totale ignoranza. Ma la Natura sceglie percorsi imprevedibili e Agnès muterà in maniera travolgente il suo destino e quello di Arnolphe.
"L'École des femmes - scrive Cesare Garboli - andò in scena al Palais Royal il 26 dicembre 1662 (Molière, poco più che quarantenne, si era tra l'altro sposato da pochi mesi con la giovanissima Armande Bejart). Ebbe un successo immenso. Non ci fu una strada, una piazza, una fiera, un salotto dove occasione di chiacchiera giornaliera non fosse un verso zoppicante, una scena indecente, una battuta... dell'École des femmes".
"La scuola delle mogli ruota attorno a un'idea fissa: le corna - spuega il regista -. È il tema che attraversa tutta l'opera di Molière fino alla crudeltà derisoria del Georges Dandin. È una coazione comica alla catastrofe ma anche un'ossessione che diventa fobia vitale e cuore della commedia. È un testo che ha tuttavia ricevuto un'attenzione distratta in Italia, perché la tragedia, annidata nella struttura di geniale farsa, complica maledettamente i piani di chi deve ricrearlo. Un altro tema che mi pare fondamentale è il rapporto malato di vittima-carnefice che suona sordo, come un inquietante basso continuo, in sottofondo a tutta la composizione degli scoppiettanti dialoghi tra Agnès e Arnolphe, che si aprono a squarci inaspettati di cruda verità. Si coglie nella pièce un carattere visionario: il delirio in cui sprofonda Arnolphe al termine della commedia si trasforma in una vera e propria anatomia della rovina; rovina di cui è egli stesso l'artefice, come l'Alceste del Misantropo. Stabilito il fatto che La scuola delle mogli non è una semplice farsa sostengo che la farsa naturalmente debba conservarsi.

Se non si fa ridere con questo testo si fallisce, e penso alla grande lezione delle farse alte e allucinate di Leo de Berardinis e del suo alter ego: il Leòn deBerardin di Scaramouche". Info e prenotazioni: 02.59995206, e-mail biglietteria@teatrofrancoparenti.it.

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